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Viaggio in Magna Grecia: Squillace


Dopo la bella, lunga ed entusiasmante visita a Catanzaro, 5 pagine e mezza, per raccontare Squillace, altra cittadina che Gissing ha lungamente desiderato visitare, ancora una volta spinto da un’amore storico, in quanto dimora di Cassiodoro [Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore; nato a Scolacium nel 485 circa e morto a Scolacium nel 580 circa, è stato un Politico, Letterato e Storico Romano, che visse sotto il Regno Romano-Barbarico degli Ostrogoti e successivamente sotto l'Impero Romano d'Oriente. Percorse un'importante Carriera Politica sotto il Governo di Teodorico il Grande, ricoprendo ruoli tanto vicini al Sovrano, da far pensare in passato a un effettivo contributo diretto al progetto del Re Ostrogoto; oltre che Consigliere, fu Cancelliere del Re e il Compilatore delle sue lettere ufficiali e dei provvedimenti di legge; collaborò anche con i successori di Teodorico fino al 540. Al termine della Guerra Gotica si stabilì in via definitiva presso la nativa Squillace (CZ), dove fondò il Monastero di Vivarium con la sua Biblioteca]. La figura di Cassiodoro si era radicata nella sua immaginazione, sempre vivida, dopo aver letto i 2 volumi delle sue lettere lettura che risultò più fruttuosa dello studio di tutti gli storici moderni. Quindi dopo esserci informati sulle previsioni del tempo e, seppur variabili, la mattina alle 8 di mattina si decide di partire, stavolta abbandonando il treno, visto che Squillace si trova all’interno, per seguire la strada maestra per un viaggio di 4 ore per coprire 29.2 km. Prendiamo quindi una carrozza coperta per fortuna, visto che, come previsto, appena partiti scoppia il temporale, brutto come i temporali che da queste parti sanno essere come uragani e in breve far diventare i letti delle fiumare da sassosi a correnti gonfie e precipitose, color ocra gialla, e le strade un tappeto di fango. Scesi a Marina di Catanzaro, svoltiamo lungo la litoranea e poi tiriamo su verso la rupe su cui sorge Squillace che di tanto in tanto durante l’avvicinamento, nelle svolte, in alto e lontana, la vedevamo con le sue case bianche. Mentre ci avviciniamo, cerchiamo qualche segno di strada in salita, ma la forte pioggia non permette di vedere alcunché. Di tanto in tanto il vetturino è costretto a fermarsi per far riposare i cavalli, soprattutto quando iniziamo la salita; intanto a metà salita, la pioggia comincia a diradarsi e c’è una pausa nel temporale, mentre mancavano 30 minuti all’arrivo. La Squillace abitata è un paese molto piccolo ma ha un albergo che si trova all’ingresso del paese. L’idea è fermarci per 2 o 3 giorni e dopo 29.2 km arriviamo a destinazione. Ancora una volta, davanti a noi una baracca misera e sudicia che millanta essere albergo e ci si prepara un pasto spaventoso. E quello che si vedeva dall’esterno peggio era all’interno. Il pranzo, in una camera da letto trasformata provvisoriamente in sala da pranzo, tutto coperto di polvere e sporcizia, è ancora più terrificante di quanto si sarebbe potuto immaginare; quindi tra peperoni piccantissimi, maiale puzzolente ed immangiabile, vino come un veleno, finiscono con un digiuno in breve tempo, nel dubbio sul da farsi. [Clicca per ascoltare il Podcast di minuti 00:19:25 con la lettura del Capitolo]

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