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Campania: Cetara la patria della colatura di alici


Cetara è un Comune italiano della Provincia di Salerno (SA) in Campania.
Pittoresco Borgo Marinaro della Costiera Amalfitana, Cetara sorge ai piedi del Monte Falerio e, distendendosi in una profonda Vallata, fiancheggiata da vigneti ed agrumeti, si apre a ventaglio sulla stretta fascia pianeggiante a livello del mare.

Provenendo da Vietri, si continua per la Statale 163, che segue l'andamento della Costa, rivestita di vigne ed uliveti, ad una certa altezza sul mare, mentre al largo, si riconoscono gli Scogli Conici, detti, per la loro somiglianza, i “2 Fratelli”, superando la Punta di Fuenti, dove, nei pressi di una Torre d'Epoca Spagnola, sono, sott'acqua, i ruderi di un Molo Romano in opus reticulatum. 

Poi. d’improvviso, appare, dietro una svolta, Cetara antico e caratteristico centro di marinai e pescatori disposto sui fianchi di una ripida Valletta che coltivata ad agrumi e che sbocca in una breve insenatura, dove in Epoca Romana, erano impiantate le “cetarie”, per l'allevamento e la lavorazione del pesce.

CETARA

Regione: Campania
Provincia: Salerno SA
Altitudine: 15 m slm
Superficie: 4,97 km²
Abitanti: 2.330
Abitanti per km²: 488,01
Maschi: 1.153
Femmine: 1.177
Famiglie: 854
Nome abitanti: Cetaresi
Patrono: San Pietro Apostolo (29 giugno)
Gemellaggi: Sète (Francia) dal 2003 - Ceriale (SV Liguria) dal 2014











GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Cetara è sempre stato un paese di pescatori, non a caso il suo nome deriva dal latino Cetaria, “Tonnara”.
Antico e caratteristico centro è disposto sui fianchi di una ripida Valletta coltivata ad agrumi, in una breve insenatura, dove in Epoca Romana, erano impiantate le “cetarie”, per l'allevamento e la lavorazione del Pesce. 
Cetara è un attivo Porto Peschereccio: il suo nome, infatti, deriva da "Cetaria" (tonnara) o da "Cetari" (venditori di grossi pesci), ma dove si respira odore di piccolo pesce povero, le alici, con le quali si lavora la sua famosa colatura.
Spinta alle spalle, dalla montagna, si protende verso il mare dal quale la separa solo una stretta spiaggia, che finisce all’antica Torre, un tempo fortino di difesa che ricorda la storia Saracena.


ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Cetara è sempre stato un paese di pescatori, non a caso il suo nome deriva dal latino Cetaria, “Tonnara” o da Cetus “Balena”, che sarebbe giunta in questo lido, come vuole una tradizione riferita da Finamore 1964: secondo quest'ultimo la spiegazione più evidente è da Cetariis, «dai pescatori, in quanto appunto la zona di buona pesca»; lo stesso vocabolo Latino, deriva probabilmente dal Greco “Ketèia”, che vuol dire sempre tonnara.  
Ma lo stesso Finamore, aggiunge: «non da escludersi, tuttavia, la derivazione di Citrus il Limone, quindi: luogo piantato a limoni», da secoli coltura importantissima non solo nel paese ma in tutta la Costiera Amalfitana.
Ma - come ha visto Serra 1958 - la corretta Etimologia del nome, si fonda su un *Caeditaria, formazione aggettivale che vale "pertinente al territorio della *Caedita” che è il "luogo disboscato" (oltre al "disboscamento" stesso); Cetara anche come appellativo è frequente in Carte Medievali relative all'Area Campana: anno 969 «de ipso castaneto supra Cetara positum, loco nominato carbonara», anno 1061 «et de montibus de loco Cetara finibus Salernitana [...] ad sufficiendumd per Cetara, etr carbonara, et ferolitu, et falerzu [...] silvas in Citara positas».


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TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Il Borgo antico affacciato sul mare, si protende verso l’acqua da cui è separato solo da una stretta spiaggia; l’avamposto dei pochi edifici del Borgo antico, sormontato dalla Cupola maiolicata della Chiesa di San Pietro, e perfino l’antica Torre, un tempo fortino di difesa, sono schiacciati da edifici moderni, invadenti alla vista, che tappezzano la collina verde alle sue spalle.
La parte visibile dal mare, appartenente all’antico Borgo comprensivo del porto, è solo la foce di una fiumana antropizzata che si espande alle spalle, in una lunga teoria edificata tra i monti.

Del territorio fa parte integrante anche la Frazione di Fuenti, il cui toponimo di origine latina, Fontes = sorgenti, volgarizzato in Fuonte e spagnolizzato (non si sa da chi e perché) in Fuenti, si riferisce alla ricchezza di acque sorgive del sito. A Fuenti si trovavano 3 Chiese e 3 Cappelle: nella parte più alta del Casale, c’era la Chiesa di San Felice, mentre, più ad Ovest sorgeva la Chiesa di Sant'Angelo e, infine, meno antica, era la Chiesa di Santa Maria; delle 3 Cappelle nulla si sa di preciso. L’Antico Casale non esiste più, distrutto forse dalla caduta della falda del soprastante Monte Falerio, la cui frana travolse tutti gli edifici, trascinandoli nel mare; non è certo se essa fu causata da un terremoto o da uno sconvolgimento di natura diversa, né la data precisa, che dovrebbe essere avvenuta tra il 1126 e il 1250. Altra ipotesi fa riferimento al progressivo spopolamento del villaggio dopo il 1154, a seguito dell’intensificarsi delle incursioni dei Saraceni, in particolare di quelli stanziatisi a Cetara, i quali utilizzavano la rada di Fuenti per tenervi ancorate le loro Galee. Ricerche archeologiche condotte all’inizio degli anni 1970, hanno rinvenuto nel mare di Fuenti, i resti di una struttura sottomarina: alcuni studiosi dicono che si tratti di un manufatto di Epoca Romana (90 - 100 d.C.) adagiato sul fondo a 10 metri di profondità; altri parlano di un pezzo del Faro, nemmeno troppo antico, che era attivo a Fuenti, fino a pochi decenni fa. Lo Scalo di Fuenti, non fu mai una vera e propria struttura portuale artificiale; altro non era che un comodo e sicuro approdo naturale.
Fu utilizzato prevalentemente dai Monaci Benedettini della Badia di Cava tra il 1000 e il 1100, per scaricare dalle navi i rifornimenti di derrate per l’Abbazia ed i prodotti della terra, ricavati dai propri possedimenti, disseminati lungo il Mediterraneo.
Il “Porto” di Fuenti era, inoltre, fonte di reddito per l’Abbazia, che percepiva il Diritto di Ancoraggio per le imbarcazioni costrette a sostarvi temporaneamente.
Alla fine del 1100 il Porto decadde.

Spiagge e Porto
L’immagine che racchiude l’essenza di questo Borgo Marinaro, è Marina di Cetara, la piccola spiaggia racchiusa tra il Borgo di Case ed il Porto dei Pescatori. Il luogo ideale dove fermarsi per fare un bagno nelle acque limpide e tranquille di Cetara, godendo della cartolina paesaggistica che il Borgo regala, tra la Torre ViceReale, che sembra vigilare sui bagnanti, ed i caratteristici Gozzi e Pescherecci ormeggiati nel Porto. Alle spalle del porto, sorge la Spiaggia del Porto, una spiaggia che ha un’origine artificiale, risalente agli anni 1980, quando, in seguito ad un terribile terremoto, fu usata per il deposito dei materiali necessari alla ricostruzione del Paese e del Porto, a cui, la natura ha dato il suo immancabile contributo, aggiungendo sabbia nel tempo. Altra spiaggia sabbiosa, più selvaggia e quasi nascosta, al riparo della Torre, è la Spiaggia di Lannio, alla quale si può accedere solo a piedi, attraverso un breve percorso che partendo dalla Torre, vi giunge attraverso un rampa di scale finale. Il nome di questa spiaggia, deriva dai “lamenti” dei Monaci trucidati nel Medioevo dai Saracei, durante l’invasione.


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ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici, Storici, Archeologici, Naturali)

La Torre Vicereale di Cetara, è stata edificata in periodo Angioino, per poi essere trasformata e fortificata ulteriormente durante la dominazione Aragonese.
Il suo scopo, non era soltanto quello di difendere il paese dalle invasioni dei Turchi dal mare, ma ancor prima, serviva per difendere i Traffici Commerciali Marittimi, da scorrerie di Pirati locali, che partivano dalle strette insenature della Costa. 
Dopo lo sbarco dei Turchi nel 1534, l’edificio entrò a far parte di un sistema di fortificazione formato da 400 torri, che copriva buona parte delle coste dell’Italia Meridionale: queste Torri, al momento dell’avvistamento di imbarcazioni nemiche, si trasmettevano segnali con il fuoco di notte e con il fumo di giorno, avvertivano la popolazione dell’imminente pericolo, e si preparavano a difendere la Costa.
La Torre era dotata di 3 cannoni di bronzo, simili a quelli utilizzati sulle navi, che servivano a tenere lontano dalla Costa, le imbarcazioni nemiche; mentre, in caso di assalto venivano utilizzati, i “petrieri”, bocche da fuoco in grado di tirare verso il basso.
La struttura architettonica della Torre, ha subito nei secoli, parecchi cambiamenti; all’originale nucleo Angioino di forma cilindrica, fu aggiunta la sopraelevazione “a doppia altezza” nel periodo Aragonese. Altri cambiamenti ha subito poi nei secoli successivi, fino all’aggiunta di 2 piani alla fine del 1800, che hanno stravolto, in parte, la struttura Aragonese.

La Chiesa di San Pietro Apostolo, fu edificata alla fine dell’800 d.C. quando i Normanni Salernitani debellarono la Comunità di Saraceni, insediatasi a Cetara, e costruirono l’Edificio Sacro, per testimoniare la superiorità della Cristianità sui Musulmani sconfitti.
La Chiesa, molto probabilmente in origine dedicata a San Giacomo, è ad unica navata, ed ha subìto, con il passare dei secoli, numerosi cambiamenti. 
Gli unici elementi originali, oggi, si possono riscontrare nel Campanile, che presenta una base Romanica ed una sopraelevazione a forma ottagonale con cuspide. 
Il corpo originario, doveva essere molto più piccolo rispetto alla fabbrica attuale, e coincideva, probabilmente, con l’attuale Cripta. L’entrata, doveva essere sul lato Sud, cioè dalla parte opposta a quella odierna. 
La Chiesa, è stata ingrandita nel corso dei secoli con l’aggiunta di una costruzione, sopra quella originaria, e l’elevazione di una Cupola. All’interno della Chiesa, sono da segnalare l’Antico Organo, ed una Lapide bilingue (in Latino ed Arabo), che commemora Grandenetto d’Aulisio, il Cetarese protagonista della Liberazione del Principe Federico d’Aragona, fatto prigioniero dai Baroni di Salerno nel 1484, episodio passato alla storia come “la Congiura dei Baroni”.

Chiesa e Convento di San Francesco, è il Complesso Monumentale Francescano, edificato alla fine del 1300, formato dalla Chiesa e dal Chiostro (ora coperto e sede di un ristorante), dalla sede della Confraternita e dalle Celle sovrastanti (l’attuale Sede Comunale).
Nella Chiesa, ad unica navata, sulla volta sono presenti numerosi affreschi; di particolare pregio nell’Abside una “Deposizione” del pittore cetarese Marco Benincasa e, sulla navata, una raffigurazione di Suor Orsola Benincasa, la Venerabile Cetarese Fondatrice delle Suore Teatine dell’Immacolata Concezione.

Chiesa della Madonna di Costantinopoli, edificata dal 1868 al 1870 nella parte alta del paese. 
L’edificio fu danneggiato dalla tragica alluvione del 1910 e fu parzialmente ricostruito nel 1921, mentre, ad epoca successiva risale l’aggiunta del campanile.

ESCURSIONI

Sentieri montani

Pietra Chiatta > Punta Fuenti

Percorrenza media 1 ora

Questo percorso, parte dalla piazzola attigua al Cimitero di Cetara e segue la stradina parallela alla Statale 163, in direzione Vietri sul Mare. 
Il primo tratto attraversa la zona detta Pietrachiatta, circondata dalle coltivazioni sui tipici terrazzamenti della costiera (limoneti, uliveti).
Il secondo tratto del percorso attraversa la località Fuenti e procede in leggera discesa, fino a congiungersi con la Statale 163.

Abbazia di Cava > Iaconti

Percorrenza media: 6,5 ore

Questo percorso, segue la via che anticamente collegava Cetara con la Badia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni
Si risale un crinale che porta al fianco del Monte Falerio, fino ad una Vecchia Cappella. 
Da qui, il percorso diventa quasi piano, ed attraverso i boschi, si arriva alla Badia. 
Per introdurre una variante nel rientro a Cetara, si può passare per Padovani e Iaconti, frazioni di Vietri sul Mare. 
Si può giungere ad una Cappella, più nuova della precedente, per ammirare il magnifico panorama. 
Ripassando per la Cappella Vecchia, si torna sul sentiero già percorso all'andata.

Avvocata > Altopiano di Viesco

Percorrenza media: 6 ore

Si segue il percorso della precedente escursione fino alla Cappella Vecchia. 
Da qui si procede a destra, poco sotto il crinale del promontorio che termina con Capo d'Orso. 
Dopo poco più di un'ora, si arriva al Santuario dell'Avvocata, dal quale si può ammirare il Golfo da Punta Licosa, fino a Capri.
La via del ritorno, passa per il crinale sovrastante Capo d'Orso, attraversa il Vallone San Nicola, e supera il Piano di Viesco. 
Dopo una lunga discesa si ritorna a Cetara.

Altopiano di Viesco > Erchie

Percorrenza media: 5 ore

Una gradinata, che inizia a Cetara in Via Turillo, si congiunge al sentiero che porta verso l'alto, fino a raggiungere il Piano di Viesco. 
Dopo, si passa per il Vallone San Nicola, e si inizia a scendere verso Erchie. 
Si arriva alla statale 163 e da qui a Cetara.

Spiagge

Da Marina di Vietri a Maiori

Percorrenza media 3 ore

A Cetara, è possibile noleggiare una barca e navigare fino a Vietri, oppure verso Maiori. 
Verso Vietri, si trovano numerose spiaggette, raggiungibili solo via mare, tra cui: i Due Fratelli, scogli simbolo di Vietri, la Torre Crestarella,  Marina d'Albori, Punta Fuenti.
Verso Maiori: La Spiaggia dei Limoni, Erchie con la Torre Cerniola e la Torre del Tummolo, il promontorio di Capo d'Orso, tutta una serie di Torri e Spiaggette, ed infine si arriva a Maiori.

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CIAK SI È GIRATO A Cetara

Menzogna è un film del 1952 diretto da Ubaldo Maria Del Colle, al suo ultimo film nonché l'unico realizzato nell'epoca del sonoro; il film rientra nel filone melodrammatico-sentimentale comunemente detto strappalacrime (in seguito ribattezzato neorealismo d'appendice), allora molto in voga tra il pubblico italiano. (vai alla scheda del film)


L'uomo, la bestia e la virtù è un film del 1953 diretto da Steno (Il segretario di edizione fu il giovane Sergio Leone), tratto dalla commedia omonima che Luigi Pirandello scrisse nel 1919, sebbene la trama finisca per discostarsi dall'opera teatrale. (vai alla scheda del film)


Curiosità
La pellicola venne ritirata poco tempo dopo l'uscita nelle sale, a causa delle proteste della famiglia di Luigi Pirandello, che non aveva gradito lo stravolgimento dell'opera di partenza.
Per oltre 30 anni il film divenne praticamente introvabile, fin quando nel 1993 fu ritrovato e trasmesso per la prima volta in tv dalla Rai.

Le castagne sono buone è un film del 1970 diretto da Pietro Germi. (vai alla scheda del film)

Sgarro alla camorra è un film del 1973 diretto da Ettore Maria Fizzarotti. (vai alla scheda del film)

Il mare, non c'è paragone è un film del 2002 diretto dal regista Eduardo Tartaglia.
Luciano, un pescatore, tira a campare con quel poco che la pesca gli fa guadagnare. 
Ad un certo punto diventa impossibile per lui continuare a pescare in quelle acque, e decide di dedicarsi al mercato dei clandestini.

Capri è una serie televisiva italiana prodotta da Rai Fiction in collaborazione con Film Commission Regione Campania e nata da un'idea di Carlo Rossella. 
Alla prima stagione girata nel 2006, visti i buoni riscontri auditel, è seguita una seconda nel 2008 ed una terza nella primavera 2010. (vai alla scheda)


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ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI DEL BORGO
(In questa sezione sono riportate le notizie riguardanti prodotti agroalimentari riportati poi nelle ricette dei primi e dei secondi piatti)

Pesca

A Cetara fin dai tempi antichi si pratica la Pesca delle Acciughe che, nel contesto di un’economia essenzialmente autarchica, hanno rappresentato, per anni, l’alimento di più largo consumo da parte della popolazione. 
Nelle acque di Cetara viene pescato il miglior Pesce Azzurro di tutta la Costiera, con le prelibate Acciughe o Alici (Engraulis Encrasicolus), impiegate nella realizzazione di piatti tipici locali, o lavorate e conservate sott'olio e sotto sale, da aziende locali.
Fino all’inizio del 1900, le Alici venivano catturate da una particolare rete chiamata «Menaida» lunga da 300 a 400 metri, formata da un solo telo a maglie, tutte uguali, che consentivano alle Alici di piccola taglia di passare, facendovi rimanere impigliate solo quelle più grosse. 
I 2 estremi della rete, venivano fissati mediante dei cavi a 2 Barili vuoti che funzionavano da galleggianti. 
Le Alici catturate, venivano prelevate a mano dai Pescatori.
Negli anni 1920 alla tecnica della «Menaida», si sostituì quella della «Lampara»: in cui, la rete era costituita da 2 ali convergenti a imbuto verso il “sacco”. 
Una volta calata la rete, un Battello, dotato di sorgente luminosa, attirava il branco di pesci, che veniva così circuito e imprigionato.
Nel 1946 venne introdotto il sistema di pesca con rete detta «a Cianciolo»: tale rete è dotata nella parte superiore di galleggianti e nella parte inferiore di pesi.
Il branco di pesci viene circuito e catturato; a questo punto, la rete viene chiusa come un sacco, e viene tirata a mano, fino ad affiancare la barca; ed infine il pescato viene issato a bordo con grossi retini detti “coppi”.
La rarefazione delle Alici nel Golfo di Salerno, ha imposto agli Imprenditori della Pesca di Cetara una ulteriore riconversione, orientandoli verso la pesca del Tonno.
Per alcuni secoli, fino al 1934, i Cetaresi si erano già cimentati nella pesca del Tonno, ma con la tecnica della rete a posta fissa, mentre oggi, i Tonni vengono pescati in tutto il Mediterraneo con grosse imbarcazioni e con l’ausilio di aerei di avvistamento dei branchi di pesci. 


Agricoltura

Alla Costiera Amalfitana, è legata la coltivazione del Limone, che vi fu importato dalla Sicilia o dal Medio Oriente fin dal 900. 
Il periodo di maggiore affermazione ed espansione della coltivazione del Limone, fu l’inizio del 1900 con la creazione del sistema di terrazzamenti contenuti in muri a secco, che sottopose i proprietari, ad un impegno finanziario notevole, sforzo giustificato dall’alta redditività dell’investimento. 
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la coltivazione del Limone si estese anche alla Grecia ed alla Spagna, provocando l’arresto dell’esportazione del prodotto Amalfitano, rimanendo solo il mercato interno; ma negli anni successivi, il declino è stato sempre più grave. 
I Vigneti che, fino agli inizi del 1900, rappresentavano in Costiera ed a Cetara, una coltura rilevante, sono in parte sopravvissuti, ma sono del tutto scomparsi gli Antichi Vitigni tipici della zona e la Produzione Vinicola, a Cetara è quantitativamente limitata e qualitativamente modesta.

ITINERARI DEL GUSTO - CUCINA DEL BORGO

Naturalmente la lunga storia di vita vissuta in simbiosi con il mare, non poteva non sviluppare tipicità legate al Pesce; e tra questi, quel Pesce Azzurro povero per eccellenza, che tanto ricco si è rivelato per la salute, e facente parte della Dieta Mediterranea: le Alici con le quali si produce la «Colatura di Alici» e le Conserve di Pesce prodotte a Cetara.


Pochi trasformati vantano una così Nobile Ascendenza quale la «Colatura di Alici»: bisogna risalire infatti ai Banchetti Imperiali narrati da Plinio, dove il «Garum» era protagonista indiscusso delle Portate Pantagrueliche di Apicio. 
Questo Liquido Ambrato, discendente del «Garum» Romano, si ottiene dal Processo di Maturazione delle Alici Sotto Sale, seguendo un Antico Procedimento tramandato di padre in figlio, dai Pescatori di Cetara, e tutt'ora praticato in molte famiglie del Borgo Costiero. 
Le Acciughe, appena Pescate nel Mare antistante la Provincia di Salerno, sono Decapitate ed Eviscerate (“Scapezzate”) a mano, e poi sistemate, con la classica tecnica “Testa-Coda” a Strati alterni di Sale ed Alici, in un apposito Contenitore in Legno di Rovere, il "Terzigno" (un terzo di una botte). 
Completati gli strati, il contenitore viene coperto con un Disco in Legno (detto Tompagno), sul quale si collocano dei pesi (di solito Pietre Marine). 
Al termine del processo di Maturazione delle Alici (circa 6-9 mesi), in genere agli inizi di Dicembre, tutto è pronto per l’ultima fase: le Acciughe rimaste in Maturazione hanno prodotto un Liquido fra i vari strati che raccoglie il meglio delle Caratteristiche Organolettiche. 
Attraverso un apposito Foro praticato sul fondo della Botticella con un attrezzo detto "Vriale", il liquido viene recuperato e trasferito nei recipienti in vetro per il successivo utilizzo. 
Il risultato finale è un Distillato Limpido dal Forte Colore Ambrato (quasi Bruno-Mogano) e dal Sapore Deciso e Corposo: un’eccezionale riserva di sapidità che conserva intatto l’Aroma della materia prima. 


La Colatura di Alici è un condimento peculiare che può essere anche usato al posto del sale per Insaporire le Verdure Fresche o Lessate (patate, scarole, broccoli ecc.) e alcuni Piatti di Pesce. (clicca qui per andare al sito della «Colatura di Alici»)
La Colatura tradizionale di Alici di Cetara, è Protetta da un Presidio Slow Food.


FESTA DELLA COLATURA DI ALICI

La manifestazione si svolge ogni anno nella prima metà di dicembre ed ha avuto inizio con la riscoperta della Colatura di Alici, il prezioso condimento che si produce fin dall’antichità solo a Cetara.

L'evento prevede: Convegni di Studi su Avvenimenti Storici di Cetara e dell’intera Costiera Amalfitana, durante i quali numerose volte sono state presentate Ricette nuove, a base di Colatura di Alici, e con altri prodotti tipici di Cetara.

Inoltre si svolcono assaggi di prodotti tipici locali, nelle principali piazze del paese; mentre, durante tutti i giorni della manifestazione, i ristoranti di Cetara preparano menu particolari a base di Colatura di Alici.


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TRADIZIONI - EVENTI - FOLKLORE
(Con il termine «Folklore» si intende l’insieme degli usi, abitudini, tradizioni, comportamenti, linguaggi di un popolo; insomma gli aspetti più caratteristici e suggestivi della vita di una Comunità)

19 giugno - Benedizione del mare da parte del santo Patrono
La statua di San Pietro, la mattina del 19 giugno, viene portata in riva al mare per la tradizionale benedizione delle acque, in modo che esse diventino sempre più pescose e preservano i Pescatori Cetaresi dalle insidie delle tempeste. 
È il preludio alla grande Festa Patronale del 29 giugno.

29 giugno - Festa del Santo Patrono, San Pietro Apostolo
È la Festa Religiosa più sentita del paese, che riporta a Cetara, ogni anno, tutti i Cetaresi trasferiti in altre zone d'Italia o all'estero, oltre che numerosi turisti e cittadini dei Comuni limitrofi.
Il Rito Sacro prevede la Processione per le Vie principali del paese, addobbate con luminarie, della statua di San Pietro Apostolo adagiata su una pedana a forma di barca e portata in spalla dai pescatori con il tradizionale passo che imita il moto ondoso. 
La processione, dopo aver raggiunto la parte alta del paese, ritorna verso la "Marina", e si ferma sulla spiaggia, dove viene benedetto il mare: la statua del Santo, viene portata per 3 volte, proprio sulla riva, quasi a sfiorare l’acqua del mare. 
L’atto finale della processione prevede la spettacolare corsa della statua sullo Scalone della Chiesa.


Infine, dopo la mezzanotte, i festeggiamenti si concludono con uno spettacolo di fuochi pirotecnici sul porto, che attira a Cetara, ogni anno, migliaia di persone.


27 luglio - Notte delle Lampare

Ore 20.00: partenza dei traghetti per seguire la battuta di pesca della tradizionale "Cianciola" con le lampare.


4 ottobre - Festa di San Francesco d'Assisi
Il Patrono d’Italia, viene venerato da secoli a Cetara, dove, fino alla fine dell’800 era attivo un Convento di Francescani. 
Il Rito Sacro prevede la Processione della statua del Santo per le vie del paese.

8 dicembre - Festa dell'Immacolata Concezione
Il vero momento di Festa a Cetara, si svolge nella notte tra il 7 e l'8 di dicembre, poiché la Processione dell’Immacolata si tiene alle 5 del mattino. 
Nella serata precedente, quindi, l’intero paese si anima poiché è tradizione trascorrere tutta “la nottata dell’Immacolata” a banchettare con parenti e amici, ed a festeggiare, in attesa della processione. 

Negli ultimi anni, la processione dell’Immacolata viene anticipata da una “Notte Bianca” tutta Cetarese, con spettacoli di artisti di strada e bancarelle di prodotti tipici ed artigianali.


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STORIA

Le origini di questo Borgo Marinaro, risalgono forse all'Alto Medioevo
Durante l'Evo Antico, il suo territorio, quasi completamente disabitato, apparteneva alla giurisdizione della Città Etrusca di Marcina, coincidente molto probabilmente con Vietri sul Mare.
L'Insediamento Marinaro, dovette costituirsi nella seconda metà dell'800, quando si stabilì in quella località una Colonia di Saraceni, cacciati poi verso la fine di quel secolo. 
Nel 1030 i Cetaresi pagavano lo «Ius Piscariae» all'Arcivescovo di Amalfi, mentre, nel 1120, il Duca Guglielmo assegnava al Monastero Benedettino di Erchie, il diritto alla riscossione della decima che si pagava per l'Attività della Pesca nel mare di Cetara.
Ma già verso il 988 era in funzione la Chiesa di San Pietro Apostolo, intorno alla quale cominciò a svilupparsi l'insediamento sul mare e sulle colline laterali. 
Cetara era protetta, a Nord dal Monte Falerzio, mentre a Sud, dalla parte del mare aveva un Muro di Cinta, lungo il quale sorgevano Edifici Turriti e Fortificati; la Difesa del litorale Cetarese, fu ulteriormente potenziata nel 1500, mediante la costruzione di una Torre ViceReale.
Nel Medioevo, la parte Orientale del territorio di Cetara, apparteneva al Principato Longobardo di Salerno, mentre quella Occidentale, era inserita nel tenimento del Ducato Romanico-Bizantino di Amalfi
Il territorio di quelle zone era caratterizzato da boschi, castagneti, la maggior parte dei quali, appartenevano all'Aristocrazia Amalfitano-Atranese ed al Monastero di Santa Maria e San Benedetto di Erchie.
L'aspra Orografia della Costa, costrinse gli antichi Cetaresi alla realizzazione di terrazzamenti sostenuti da muri a secco, denominati, ancora oggi, «Macerine»; in tali terrazze a gradoni, erano impiantati frutteti, vigneti, limoneti, mentre, spontaneo cresceva invece l'ulivo. 
La Rada di Cetara, era in diretto contatto con il Porto classico di Fonti, dove, nell'Alto Medioevo ancoravano le Navi della Badia di Cava de' Tirreni.
I Cetaresi, come tutti gli abitanti del Ducato di Amalfi, partecipavano alle Attività Marittime e Commerciali del piccolo Stato Costiero. 
Così, imbarcati sulle Navi della Repubblica, i Marinai Cetaresi contribuivano al ciclo triangolare del Commercio Amalfitano, che aveva quali vertici l'Italia Meridionale, l'Africa settentrionale, l'impero di Bisanzio.
Al tempo della Repubblica Marinara, inoltre, i migliori Pescatori della Costa, risultavano essere proprio i Cetaresi, il cui mare era molto pescoso; nelle acque di Cetara e del litorale limitrofo, si pescavano dentici, cernie, murene.
Altre qualità di pesce catturate con le reti, erano i tonni, i palamidi, gli sgombri, per la cui pesca, si organizzava la Tonnara, che consisteva in una parete di reti massicce, di canapa e sparto, sostenute a galla da una gran quantità di sugheri, e fermate nel fondo, con “mazzere” legate a grosse gomene e ancore.
Le Tonnare partivano dal Litorale e si spingevano ad Ovest e ad Est, formando un quadro cubico con vari scompartimenti; questo ''labirinto'' aveva una sola apertura, detta porta, dalla quale entrava il pesce. 
Dal mare, i Cetaresi estraevano anche grandi quantità di Acciughe e Sarde, che salavano nei barili, insieme a varie lische di pesce.
I pescatori di Cetara, come tutti quelli della Riviera di Amalfi, applicarono, nelle loro attività, il capitolo sulla ripartizione degli utili, menzionato nella raccolta di Leggi Marittime, meglio nota come «Tabula de Amalpha»: si tratta del patto “a mezzo guadagno” o “alla parte”, che prevedeva la divisione degli utili derivati dalla pesca e dalla conseguente vendita del pescato in 3 parti, di cui, una spettava al proprietario della barca, un'altra al capopescatore e la terza alla ciurma.
Al tempo dell'infeudazione del Ducato Cetara rimane ''terra libera''; in quegli anni, i Cetaresi contribuirono validamente alla liberazione di Federico, secondogenito del Re di Napoli, tenuto prigioniero a Salerno.
In quell'epoca purtroppo le Coste Amalfitane, erano infestate dai Corsari Turchi
Nel maggio del 1534 la Flotta di Sinan Pascià, chiamato dal Principe di Salerno Ferdinando Sanseverino, ribelle a Carlo V, saccheggiò dapprima i villaggi di Erchie e Soverano e poi attaccò Cetara, prelevando 300 abitanti come schiavi e sgozzandone molti altri. 
Ma 10 anni dopo, una terribile tempesta sbaragliò le Navi di Kheir-Eddin, detto il Barbarossa.
Dopo il tragico episodio, a seguito dell'ordine del 1567 del Viceré Spagnolo di costruire lungo la Costiera Amalfitana 19 Torri di avvistamento, per scongiurare il pericolo Arabo, anche a Cetara fu innalzata una possente Torre (oggi restaurata e adibita a museo del mare), simbolo caratteristico della cittadina.
Dal 1685, la vita Cetarese ebbe nei Francescani, un essenziale punto di riferimento pedagogico, culturale e morale.
A seguito della nascita della Repubblica Partenopea nel 1799, la Flotta Francese che appoggiava i Giacobini Napoletani, dopo aver risparmiato Amalfi da un poderoso cannoneggiamento, in cambio di una forte somma di denaro, iniziò la costruzione di un fortino a Conca dei Marini, mentre alcune Feluche Repubblicane, nascoste nell'insenatura naturale di quelle acque, sorvegliavano i lavori. 
Ma, ad un certo punto, però, da Fonti partirono lance e sciabecchi [lo sciabecco è un'imbarcazione di origine araba con tre alberi a vela latina del peso variabile fra le 150 e le 200 tonnellate; armata generalmente con 12 o 20 cannoni] armati con Marinai Inglesi e Cetaresi, allo scopo di impadronirsi di dette Feluche; dopo un primo attacco respinto, gli Inglesi ed i Cetaresi rovesciarono il Fortino Francese di Conca dei Marini.
Delle antiche flotte costiere oggi non vi è che il ricordo; solo quella di Cetara, continua a solcare i flutti del Mediterraneo occidentale. 
Soltanto il 1° gennaio del 1834, dopo secoli di liti e contese, Cetara fu elevata a Comune, con amministrazione indipendente e separata da Vietri, dopo che, un primo tentativo dei Cetraresi, per la costituzione di un Comune separato da Cava, era avvenuto secoli addietro: nel 1486, con delibera dell'Università di Cava, che però fu respinta.
Il 23 e 24 ottobre 1910 Cetara fu colpita da un'alluvione disastrosa che causò l'esondazione del torrente San Nicola che l'attraversa; distrusse il paese e fece parecchie vittime.


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MEMORIA DI DONNE e UOMINI

Orsola Benincasa (Cetara, 21 ottobre 1547 - Napoli, 20 ottobre 1618) è stata una Religiosa e Mistica italiana, Venerabile Fondatrice delle Romite e delle Oblate dell'Immacolata Concezione (oggi Suore Teatine).
Nacque a Cetara da Girolamo, di origini Senesi, imparentato con Santa Caterina, e Vincenza Genuina.
Dotata di grande fervore religioso, da giovane tentò di farsi ammettere tra le Clarisse Cappuccine del Monastero di Santa Maria di Gerusalemme, ma fu rifiutata: attorno al 1581 si ritirò quindi in un Eremo, presso Castel Sant'Elmo, sul Vomero, acquistando fama di Santità ed attirando numerose Discepole.
Dopo un'Esperienza Mistica, il 3 maggio del 1582, fu ricevuta in udienza a Frascati, da Papa Gregorio XIII, al quale comunicò di aver ricevuto da Dio l'incarico di trasmettergli un messaggio di Riforma per tutta la Chiesa. 
Fu quindi sottoposta all'esame di una Commissione, di cui facevano parte Giulio Antonio Santorio e Filippo Neri, che riconobbe le sue Virtù.
Tornata a Napoli, nel 1582 fondò la Congregazione delle Oblate della Santissima Concezione di Maria, Suore di vita attiva, dedite all'Educazione della Gioventù e, dopo una visione che sarebbe avvenuta il 2 febbraio 1617, fondò la Congregazione delle Romite dell'Immacolata Concezione di Maria Vergine, Monache di rigorosa Clausura, dedite alla Preghiera Contemplativa per sostenere, con la forza della Preghiera, il lavoro Apostolico delle Oblate.
Prima di morire, la Benincasa aveva chiesto che le sue Religiose, fossero sottoposte al governo e alla direzione spirituale dei Chierici Regolari Teatini, ma i Padri rifiutarono la proposta, perché contraria alle loro costituzioni: solo nel 1633, ottenuta l'autorizzazione di Papa Urbano VIII, le Oblate e le Romite, passarono ufficialmente sotto la giurisdizione dei Teatini, di cui adottarono il nome.
L'introduzione della causa di Canonizzazione, fu chiesta nel 1621, sotto Papa Gregorio XV che, da Sacerdote, aveva conosciuto Orsola; la causa iniziò ufficialmente 2 anni dopo a Napoli, e la Suora venne dichiarata Serva di Dio. 
Le Virtù Eroiche di Suor Orsola Benincasa, furono proclamate il 7 agosto 1793 nella Basilica Romana di Sant'Andrea della Valle, da Papa Pio VI, che perciò le attribuì il titolo successivo di Venerabile.
L'Università degli Studi "Suor Orsola Benincasa" di Napoli le è stata intitolata, perché eretta presso la Cittadella Monastica da lei fondata.

SANTO PATRONO

San Pietro Apostolo (I secolo a. C., Betsaida, Galilea - 64 circa, Roma)
Pietro nacque a Betsaida in Galilea da poveri genitori. 

Quello che doveva divenire il primo Papa, la prima colonna della Chiesa, era un semplice pescatore.
Però era uno di quegli israeliti semplici e retti che aspettavano con cuore mondo il Redentore d'Israele.
La natura lo aveva dotato di gran cuore, di mente aperta e di generosità ammirabili.
«... lo condusse da Gesù, e Gesù fissatolo disse: Tu sei Simone figlio di Giona, tu sarai chiamato Cefa che vuol dire Pietro; poi disse ai 2 fratelli: venite dietro a me, e vi farò pescatori di uomini.
Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono».



Da quel momento Pietro non abbàndona più il Divin Maestro; la sua generosità, la sua fede ed il suo amore al Salvatore non hanno più limiti e Gesù lo ricambia con divina generosità.
Gesù domanda agli Apostoli: «chi dicono che io sia?» Udite le varie opinioni degli uomini, riprende: «Ma voi chi dite che io sia?», e Pietro risponde: «Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivente» e Gesù gli risponde: «Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno mai contro di lei».
Quando Gesù profetizza la sua passione, Pietro ne è turbato ed esclama: «O Signore, non sia mai!»
Ma ripreso dal Salvatore, protesta: «Sono pronto a venire con te anche alla morte»



È vero che anche Pietro ha un momento di debolezza, ma subito piange amaramente, ed alla richiesta di Gesù: «Pietro mi ami tu?» risponde: «Signore, tu sai tutto, tu lo sai che io ti amo».
E Gesù gli risponde: «Pasci le mie pecorelle».
Ricevuto lo Spirito Santo, San Pietro predica agli Ebrei con uno zelo ed un coraggio eroico; a quelli del Sinedrio che l'avevano arrestato e flagellato risponde: «Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini» e continua a predicare, contento di aver sofferto qualcosa per il nome di Gesù.
Lo vediamo ancora a Gerusalemme presiedere il Concilio; a Ioppe dal centurione Cornelio; in carcere liberato da un Angelo; ad Antiochia ove fonda la prima Chiesa; a Roma ove stabilisce la sua Cattedra di verità e dove, sotto Nerone, dà la sua vita per l'amato Maestro.
La tradizione dice che San Pietro ricordandosi anche in quell'estremo momento del suo peccato, e ritenendosi indegno di morire come Gesù, pregasse i carnefici ed ottenesse di essere Crocifisso col capo all'ingiù.


COME RAGGIUNGERE Cetara

Con i Trasporti Pubblici

Cetara è ben collegata e facilmente raggiungibile sia in Auto, che con i Mezzi Pubblici, trovandosi a soli 17 Km da Salerno e 49 Km da Napoli.

In TRENO

www.trenitalia.it
www.italotreno.it

Viaggiando in Treno, invece, la Stazione Ferroviaria più vicina è quella di Salerno, dalla quale ci si può poi servire delle autolinee SITA o della metro del mare.

www.sitasudtrasporti.it


In AUTOBUS

Da Cetara è possibile spostarsi in Costiera Amalfitana e in altri punti della Regione, tramite le linee dei bus della Sita. 
In particolare, la linea Salerno-Amalfi (e viceversa) attraversa tutta la Costiera, con frequenti corse giornaliere, ed inoltre, da Amalfi è possibile prendere altri Bus per Positano, Ravello e Sorrento.
In più, da Cetara passano i Bus Sita che collegano Amalfi a Napoli (via Cava de' Tirreni e Nocera).

La fermata principale dei Bus a Cetara è quella di Piazza Roma, posta proprio al centro del paese, ed un'altra fermata è presente sulla SS 163, all'uscita del paese, poco dopo la Torre Vicereale.

Consulta gli orari Sita
www.sitasudtrasporti.it/orari


In BARCA

Ė possibile raggiungere Cetara anche via Mare, grazie alle linee giornaliere della Metro del Mare, che collegano Salerno con Cetara ed altri Comuni della Costiera Amalfitana.

Scarica l'orario completo in pdf
www.cetaraturistica.it/images/varie/orari_travelmar

In AUTOMOBILE

Per raggiungerla in Auto, una volta giunti a Salerno con la A 30, si esce al Casello Vietri Sul Mare e si prosegue in direzione Costiera Amalfitana. 

Si passa per Vietri e, proseguendo lungo la Statale Amalfitana 163, si giunge a Cetara.


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