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Avola (Àvula, Àula in siciliano) è un comune italiano del Libero Consorzio Comunale di Siracusa in Sicilia.
A pianta esagonale, si affaccia sulla costa ionica della Sicilia orientale nel Golfo di Noto.
La città ed il suo territorio è un coacervo di straordinarie peculiarità sia dal punto di vista culturale ed ambientale, sia da quello turistico e gastronomico; negli ultimi secoli dello scorso millennio Avola, grazie al suo clima, ha visto nella sua piana la coltivazione della canna da zucchero, quella della mandorla e quella del Nero d’Avola.
Provenendo da Siracusa con la Statale 115, attraverso una campagna intensamente coltivata a mandorleti, uliveti e vigneti, si giunge Avola l'odierna cittadina è situata 8 km e mezzo a sud-est dalle rovine dell'antica Avola, interamente distrutta dal terremoto del 1693
Si può anche andar col treno; dopo essere scesi a Messina, per arrivare ad Avola, si prende il Regionale per Siracusa e da lì per Avola.
AVOLA
Regione: Sicilia
Provincia: Siracusa SR
Altitudine: 40 m slm
Superficie: 74,59 km²
Abitanti: 31.313
Nome abitanti: Avolesi
Patrono: Santa Venera (ultima domenica di luglio)
Gemellaggi: Trakai (Lituania) dal 2014 - Montauban (Francia) dal 2015
Diocesi: Noto
www.cittadelvino.it/scheda_sito.comune-di-avola
www.prolocoavola.it
www.prolocoavola.it
La città, di origine moderna, venne edificata in sostituzione dell'antica Avola (da alcuni, senza fondamento, ritenuta corrispondente alla Hyblaea Maior) abbattuta dal terremoto del 1693, che sorgeva sulle alture, a 5 km a NO, a 450 m slm, e di cui si veggono ancora le rovine.
Avola si estende sulla costa, nel territorio a sud di Siracusa, lungo uno dei piú antichi percorsi greci della Sicilia: la via Elorina.
L’area in cui si trova ubicata, è un eccezionale contenitore di beni culturali ed ambientali.
Dalla grande Piazza Umberto I, giá Piazza Maggiore del celebre centro storico, a pianta esagonale, iniziano le strade barocche e si accede alle spettacolari riserve naturali di Cava Grande del Cassibile e di Vendicari
Il pianeggiante sito della cittá di Avola si pone in un contesto paesaggistico straordinario, poiché è compreso tra il mare Ionio e i monti Iblei; in mezzo a pittoresche campagne interrotte da balze e dirupi.
La felice peculiaritá del microclima che tale situazione determina, ha consentito la coltivazione della canna da zucchero - dal 1400 al 1800 -, della vite, del mandorlo e del limone i cui frutti continuano, ancora oggi, a fornire prodotti di alta eccellenza.
La Mandorla Avola, dall’ovale perfetto, e il vino Nero d’Avola, originato dall’omonimo antico vitigno, sono famosi in tutto il mondo per i loro inconfondibili sapori.
La città di Avola, vive immersa nel paesaggio che la circonda con la sua storia di pietra e campagna tra le colline e il mare.
L'identità territoriale dipende dallo stretto contatto con la pietra bianca degli Iblei; l'antropizzazione, in passato, ha scavato le abitazioni nella roccia della Cava Grande di Cassibile, successivamente al medioevo, scendendo nel piano, ha verticalizzato gli edifici, portandosi appresso quella roccia per costruire case e chiese della nuova città.
Una città geneticamente Romana, Normanna, Sveva, Sicula, Araba, Ostrogota, Bizantina, distrutta più volte dai Vandali al terremoto, rinata e rifondata più volte, anche se con identità diverse, ora montana ora di pianura marina, ma sempre con le fondameta ben piantate sulla terra con identità contadina, tra mandorleti e vigneti.
Lo stesso borgo antropizzato, racchiuso nella sua pianta esagonale, ricorda la sua mandorla.
«... Sembra che tirando una linea tra Avola e Gela si abbia, dalla parte del mare, una terra anche geologicamente diversa, terra sassosa, in cui le valli diventano precipizi.
I muriccioli a secco, simili a geroglifico, rigano la campagna, per dividere la proprietà o una cultura dall'altra ...» (Viaggio in Italia di Guido Piovene - 1950 - pagina 623)
ORIGINE del NOME
Città antica Aβoλλα, in latino Abòla con l'etnia Abolani, Aβoλλαios, ricorda che l'antica città era situata in un fianco scosceso del monte con delle grotte incavate nella rupe, munito di un castello, anno 1149 Abola.
La base, di origine preromana, presuppone - l -, non - ll -, altrimenti avremmo una pronuncia con dd e non l'attuale Àula (come usato in dialetto siciliano), Raula o Àvula.
Di traduzione dotta è "Faro Avolis"; errate sono le ipotesi di una derivazione dell'antica Ibla (voce dal Dizionario UTET di Toponomastica)
Secondo taluni, l'origine della città risale a Hybla Major sita in prossimità della costa sud-orientale della Sicilia.
La zona, abitata precedentemente dai Sicani, fu invasa dai Siculi e divenne teatro di lotte per il predominio sulla regione.
Il termine Hybla non è greco ma pre-ellenico, probabilmente sicano, ed è il nome di una Dea adorata da entrambe le popolazioni (identificata poi con l'Afrodite ellenica).
I Siculi combatterono gli indigeni e si insediarono definitivamente sul territorio a cavallo fra il XIII e il XII secolo a.C.
Dell'epoca dei Siculi sono testimonianza i numerosi reperti, soprattutto vasellame e stoviglie, rinvenuti in alcune tombe in quella che è oggi la Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile.
Successivamente i Greci colonizzarono la zona intorno alla metà dell'VIII secolo a.C., trovando una civiltà già influenzata e raffinatasi a contatto con i Fenici.
Durante il IV sec. a.C., il sito conobbe la dominazione del tiranno Dionisio I di Siracusa.
Nel III secolo a.C., a seguito della Prima Guerra Punica, il predominio greco-cartaginese passò ai Romani che nel 227 a.C. costituirono la provincia di Sicilia, pur lasciando ampia autonomia a Siracusa e a tutti i possedimenti di questa città nella parte sudorientale dell'isola, fra cui anche la zona di Hybla Major.
La soppressione delle istituzioni statuali siracusane, nel corso della Seconda Guerra Punica, vide l'occupazione militare romana di tutta la Sicilia sud orientale attorno alla metà del penultimo decennio del III secolo a.C. che divenne definitiva dopo la caduta di Siracusa nel 212 a.C..
Con la dominazione romana, protrattasi fino al 450 circa, tutto il territorio perse il suo antico splendore.
A seguito delle devastazioni e dei saccheggi operati dai Vandali che occuparono l'intera Sicilia, attorno alla metà del V secolo, venne cancellato persino il ricordo di Hybla major e la zona si tramutò in una landa semideserta.
Tale situazione si protrasse durante la dominazione Ostrogota (V-VI secolo) e Bizantina (VI-IX secolo).
In epoca Araba (IX-XI secolo) il territorio si andò progressivamente ripopolando, ma nacque un modestissimo borgo, sul luogo di Avola Vecchia, con ogni probabilità, solo tra XI-XIII secolo, durante la dominazione Normanna o Sveva.
Divenuta dal 1358 signoria della famiglia Aragona, si ebbe un certo risveglio demografico ed economico del paese che si intensificò nel corso del 1500 e del 1600 soprattutto durante la signoria di Carlo d'Aragona Tagliavia.
Fatti di Avola
Il 2 dicembre 1968, a causa di un'ondata di scioperi, organizzati dai lavoratori agricoli di Avola e provincia per l'eliminazione delle "gabbie salariali", del "caporalato", e la istituzione della Commissione Sindacale per il Controllo del Collocamento della manodopera, fu attuato dai lavoratori agricoli un blocco stradale (il blocco fu effettuato sulla SS 115 che consentiva sia allora che oggi l'entrata e l'uscita di Avola) che provocò l'intervento delle forze dell'ordine.
La polizia ordinò ai manifestanti di liberare la strada, ma al loro rifiuto scoppiò una rivolta.
La polizia cominciò a sparare ad altezza d'uomo così che, uccise 2 persone (Giuseppe Scibilia, di 47 anni, di Avola e Angelo Sigona, di 29, di Cassibile) e ne ferì 48, di cui 5 in modo grave.
Il deputato del PCI Antonino Piscitello, che si trovava sul posto al momento degli scontri, raccolse oltre 2 kg di bossoli.
Gli scontri (da un lato la polizia armata di mitra e pistole, dall'altro i manifestanti con pietre che venivano staccate dai muretti ai bordi della strada) furono molto brevi, ma molto violenti.
Dopo questi fatti, la trattativa venne rapidamente conclusa, seppur al prezzo di vite umane.
I tragici avvenimenti di quei giorni fecero da scintilla ad alcune rivolte studentesche ed operaie sfociate nelle settimane successive su tutto il territorio nazionale, nell'ambito dei movimenti di massa del Sessantotto.
L’antiqua Abola, cittá fortificata fornita di un castello e di oltre 20 chiese, era situata su un alto colle degli Iblei.
Fino agli sconvolgimenti tellurici del 1693, Avola era abbarbicata sulle colline iblee, che si trovano alle spalle dell'attuale abitato con una popolazione non inferiore ai 6.000 abitanti.
Ma in quell'anno, il 9 e l'11 gennaio, il violento terremoto distrusse la cittadina e costrinse la popolazione superstite a spostarsi nell'ampia costa sottostante, a 8 km di distanza, rifondando Avola nel luogo dove prima vi era solo un'estesa e deserta pianura affacciata sul mare, così che Avola da paese di montagna, si trasformò in una piana cittadina marittima.
La cittá, totalmente distrutta dal sisma dell’11 gennaio 1693, fu rifondata nella sottostante pianura e in prossimitá del mare, dal Marchese d’Avola Nicoló Pignatelli Aragona Cortés, nipote di Papa Innocenzo XII.
La progettazione del nuovo centro urbano fu affidata ad un grande architetto gesuita Angelo Italia, che concepí, ispirandosi ai trattati d’architettura del Rinascimento, una pianta geometrica di forma esagonale, presente in tutti i testi di urbanistica, tracciata, nel feudo Mutubé
All’interno dell’esagono fu posta una rete viaria ortogonale nella quale, i 2 assi centrali, Strada Cassaro e Strada del Corso, gli attuali corsi Garibaldi e Vittorio Emanuele, determinarono una croce, simbolo e consacrazione del marchesato alla religione cristiana.
I 2 corsi delinearono pure i 4 quartieri dell’impianto urbano e, al loro incrocio, la Piazza Maggiore avente, fino a metá del 1800, la funzione di pubblico mercato.
Ai lati vennero posti la Chiesa Madre e il Palazzo del Feudatario con la Torretta dell’Orologio.
Altre 4 piazze furono collocate nei punti terminali della “croce” e in esse si costruirono importanti edifici sacri.
Sorsero anche, nel nuovo impianto urbano, i notevoli palazzi Modica, Lutri, Guttadauro.
In Avola, nel 1841, fu inaugurata la strada provinciale Siracusa-Noto che incluse la Strada del Corso.
Nella cittá architetture di pregio sorsero nella seconda metà del 1800, dopo l’Unitá d‘Italia.
Si costruirono, in stile neoclassico, opere pubbliche, quali il Palazzo di Cittá, l‘Ospizio-Ospedale, la Pretura, le Scuole femminili e maschili, il Teatro e il Mercato.
L‘edilizia privata ebbe un forte incremento nei primi decenni del 1900 e privilegió lo stile Liberty.
Sono molte le facciate delle abitazioni di Avola a presentare fantastici decori intagliati a bassorilievo negli stipiti, nelle architravi e nelle mensole dei balconi.
Nel 1929 l’impianto planimetrico esagonale fu congiunto al mare con l’apertura del viale, ora dedicato a Corrado Santuccio, e si costruí la Rotonda; nella seconda metá del 1900 si assiste ad una espansione urbana senza precedenti e alle “case a schiera” si sostituiscono le villette.
Avola Antica diventa area residenziale estiva e Cava Grande, nel 1984, riserva naturale.
Chiese (clicca qui per vedere)
Palazzo di Cittá
Dopo l’impresa dei Mille, nello stesso 1860, il consiglio civico di Avola, su proposta del suo presidente Calogero Gubernale, decise di edificare la Casa Comunale.
Questa, nota ormai come Palazzo di Cittá, fu costruita acquisendo, nel 1863, parte del Convento dei Padri Domenicani.
L‘edificio fu completato nel 1870, con il prospetto principale sulla Strada Cassaro, ora Corso Garibaldi.
In stile neoclassico, la facciata è conclusa dallo stemma della cittá, recante i simboli della croce e delle api.
Al suo interno il Municipio presenta uno scenografico scalone ed un elegante salone con soffitto a cassettoni; nelle sopraporte sono dipinti che illustrano l’eccellenza dei prodotti che il territorio fornisce.
Teatro Garibaldi
Il Teatro è attiguo al Palazzo di Cittá e fu progettato su un’area di mq 493, destinata dapprima alla fabbrica della chiesa di San Domenico.
L’edificio, inaugurato il 20 aprile del 1876 e dedicato a Garibaldi nel 1882, fu chiuso negli anni 1940; restaurato, è stato riaperto al pubblico il 20 aprile 2011. L‘elegante facciata neorinascimentale, in pietra bianca degli Iblei, si impone sull’omonima piazza e presenta, al centro, archi a tutto sesto sormontati da balaustri di memoria palladiana.
L’interno del Teatro è un miracolo di armonia.
Per i meccanismi scenici, come per le scenografie, erano intervenuti operatori del San Carlo di Napoli.
Oltre il vestibolo trovasi la platea che, a ferro di cavallo, é sormontata da 3 ordini di palchi aventi decori dorati a rilievo.
Nella volta è iI dipinto "Le Muse che danzano" del pittore Gregorio Scalia.
Dello stesso artista sono i ritratti dei musicisti e i putti della volta del vestibolo.
Nella sala-foyer del primo piano è stata allestita l‘esposizione permanente "I Volti del Teatro: storia e documenti", nella quale sono in mostra le “carte” relative all’ edificazione del Teatro e ai personaggi che sulla sua scena si esibirono.
Vecchio Mercato
Situato in via San Francesco d’Assisi, l’interessante edificio, fra i piú rappresentativi dell’architettura neoclassica in Sicilia, fu costruito nell’orto del monastero delle Benedettine tra il 1892-1895.
L’elegante loggiato, nel prospetto principale, è scandito da archi a tutto sesto e sulla trabeazione si impone lo stemma della cittá eseguito dallo scultore Francesco Puzzo.
A questi si devono pure i bei 12 medaglioni che, sulle pareti esterne, raffigurano i prodotti posti in vendita nelle botteghe del Mercato.
Nell’ex galleria del pesce, ora sala-lettura della Biblioteca, è l’esposizione permanente "Il Mercato e la sua gente", un percorso di immagini mirato a ricreare la funzione originaria degli spazi e le atmosfere in essi prodotte da coloro che vi operarono.
Torretta dell’Orologio
Si impone nella piazza centrale di Avola, sul lato nord.
Facente parte del palazzo del feudatario, fu dapprima costruita in legname e sorreggeva l’orologio, con la campana che segnava le ore, estratti dalle macerie dell’antica cittá distrutta dal terremoto.
Nel 1703, a spese del Marchesato, fu realizzata in muratura e, nei sottostanti dammusi (mutato dal siciliano dammusu che vuol dire "volta" o "intradosso", indica una struttura architettonica tipicamente siciliane: la casa storica dei Monti Iblei costituita da una grotta naturale ampliata nei secoli), si pose il carcere.
La Torretta pervenuta è opera neoclassica degli inizi del 1867.
Sulla sua sommitá venne posta la ventarola “a gallo” in ferro battuto che segnala la direzione dei venti.
Museo Palmento e Frantoio Midolo
La vite e l’ulivo sono colture che fortemente hanno caratterizzato il territorio avolese.
Alla fine del 1800 in un terreno detto Çiusa Miloro, appena fuori dal centro storico e in prossimitá della Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1886, venne costruito il Palmento e Frantoio Midolo, detto u trappitu.
Ormai abbandonato, acquisito dal Comune e restaurato, è stato aperto al pubblico il 30 ottobre 2010.
L‘edificio, un bene di grande valore etno-antropologico, per la pigiatura dell’uva possiede le tradizionali vasche costruite in pietra e il torchio a cannizzu.
Per la frangitura delle olive, nello stesso locale, è a macina, mola olearia a trazione animale.
La “pasta” che ne derivava si poneva nelle coffe, le quali si assemblavano nel vicino torchio, u conzu, per la spremitura.
Gli oggetti originali che arredano gli ambienti museali sono stati acquisiti con donazioni o acquistati.
Di essi si è curata la schedatura e chiare didascalie illustrano il percorso e la comprensione di quanto esposto.
L’allestimento museale è stato finalizzato a far conoscere gli antichi mestieri e a conservare memoria della cultura materiale.
Il Museo, pertanto, è stato dotato di pannelli con foto d’epoca e di un raro e prezioso audiovisivo che testimonia le fasi di lavoro eseguite in tali strutture.
Villa romana e “Dolmen”
Emoziona sempre passeggiare sulle spiagge del territorio di Avola comprese tra gli storici fiumi Cassibile ed Asinaro dove nel 413 a.C. ebbero luogo le battaglie tra Siracusani ed Ateniesi.
Su tali spiagge sono approdati i Greci e gli altri popoli che hanno determinato la storia di Avola.
Proprio sul lungomare della cittá è la Villa romana, attribuibile al II secolo a.C. e pavimentata con l’opus signinum.
In area adiacente, in contrada Borgellusa, di fronte all'ospedale civico, sono gli ipogei paleocristiani e il “Dolmen”, struttura megalitica individuata nel 1961 da Salvatore Ciancio, appartenente ad un periodo certamente precedente a quello siculo.
L'edificio è costituito apparentemente da una enorme tavola che poggia su 2 pilastri, modellato seguendo il profilo naturale della roccia, tanto da valergli l'appellativo di pseudo-dolmen.
Gli interventi umani sono visibili sia nell'ampliamento che nella geometrizzazione della cavità, oltre che nella forma conferita ai 2 piedritti laterali e recante nella parte superiore 10 piccoli loculi.
Il pavimento dell'area interna del monumento fu realizzato asportando i materiali arenitico-sabbiosi sottostanti, seguendo la superficie di stratificazione inferiore.
Avola Antica
Ora zona residenziale estiva per l’aria fresca e ricca d’aromi che si respira nelle calde estati siciliane, Avola Antica conserva le rovine dell’antica Abola che il terremoto del 1693 distrusse.
L’area in cui era la cittá, il monte Aquilone, è dominata sulla sommitá da una villa costruita negli anni 1940.
Dapprima vi era il castello con 2 torrioni, dal quale si controllava la costa compresa tra Cassibile e Capo Passero.
Intorno al castrum, sui pendii rocciosi, erano state costruite le case e numerose chiese.
Sulla strada provinciale che ormai attraversa l’antico sito, lungo i tornanti, sono grotte e cisterne che facevano parte dell’originario abitato.
Si osservano pure tombe a forno del periodo siculo e ció attesta la frequentazione del luogo sin dalla preistoria.
Dibattuta è la questione sulla discendenza di Avola dalle mitiche Ible attestate dalla storiografia classica.
Nel V secolo d.C. Stefano Bizantino riferisce di Abolla, cittá le cui monete raffigurano un bove e, sul lato opposto, un grappolo d’uva.
La cittá, dopo aver fatto parte della camera reginale, nel 1361 divenne baronia; nel 1542 e fino al 1812 è stata marchesato degli Aragona Pignatelli Cortés.
Eremo Madonna delle Grazie
Le rovine dell’antica Avola, come attesta il Jean Hoüel (incisore, pittore e architetto francese, nonché uno dei più famosi viaggiatori del Grand Tour), che le visitó nel 1777, descrivendole nel suo "Voyage pittoresque" (Parigi 1785) come tristi e immerse nella solitudine.
Il sacerdote Sebastiano Li Gioi, per rivitalizzare e ridare sacralitá a quei luoghi, volle erigere, a sue spese e sui resti del Convento dei Cappuccini, un Eremo.
I lavori ebbero inizio nel 1729.
Il dormitorio prese in seguito il nome di Eremo della Madonna delle Grazie per il leggendario ritrovamento, negli anni 1760, sotto un grande masso, di una campanella e di un bassorilievo calcareo raffigurante la Madonna delle Grazie, ora custodito presso la Chiesa dell’Eremo.
Nel 1896 in ricordo di tale avvenimento, si edificó un’edicola votiva.
Il tempietto ha l’affaccio sui tornanti che da Avola conducono ad Avola Antica; percorso in cui, nella seconda metá del 1900, si svolgeva la gara automobilistica “Coppa Belmonte”.
Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile
E' un'area naturale protetta compresa nei comuni di Avola, Noto e Siracusa, in provincia di Siracusa, in Sicilia.
È stata istituita nel 1990 (D.A. del 13 luglio), gestita dall'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana; ne è prevista l'inclusione nell'area del Parco Nazionale degli Iblei, attualmente in fase di elaborazione.
La Riserva è nata con lo scopo di preservare le diverse ricchezze del suo territorio sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico sia sotto il profilo archeologico ed antropologico, visto che tutta la zona è stata abitata nel corso dei millenni e ne sono rimaste notevoli testimonianze in tombe e reperti.
La Riserva si estende per 2.700,00 ettari ed è caratterizzata dal corso del fiume Cassibile, l'antico Kakyparis greco, che le dà nome e che l'ha creata nel corso dei millenni scavando profonde gole o canyon a diverse profondità che toccano il massimo di 507 m nella zona belvedere di Avola antica; anche il luogo con l'ampiezza massima di queste (altrove strettissime) gole è situato nella stessa zona di Avola antica e misura un'estensione di 1200 metri di larghezza.
Nel fondovalle si è formato un sistema di piccole cascate e laghetti (chiamati localmente uruvi), fonte di refrigerio estivo per i suoi numerosissimi frequentatori, al quale si accede per un'antica e suggestiva scala nota come La Scala Cruci.
Il luogo, difeso dalle inaccessibili pareti a strapiombo della cava e dalla vicinanza dell'acqua, i Sicani, primi abitatori conosciuti di questo luogo, vi hanno costruito una necropoli, ancora oggi difficile da raggiungere.
Intorno al XIII secolo a.C. delle popolazioni della Sicilia sud-orientale, forse spinte da genti italiche più agguerrite, preferirono rifugiarsi in questi luoghi impervi e ben difesi.
Si conoscono almeno 2 villaggi rupestri (vedi appresso).
La foce del fiume Cassibile è un luogo storico, poiché, secondo Tucidide, il capitano Demostene nel 413 a.C. con 6.000 Ateniesi dovette arrendersi alla città di Siracusa.
Questi luoghi vennero utilizzati fino alla prima metà del secolo scorso, infatti poco sopra i laghetti si trovava un monastero, del quale si notano ancora delle rovine e le case di alcune famiglie di Canicattini come i Bombaci e gli Uccello, che traevano il loro sostentamento dalla coltivazione di ulivi, carrube e mandorle.
Fu visitato anche dal pittore francese Jean Houel nel 1777 durante il suo Grand Tour, che così ne scrisse nel suo "Voyage pittoresque":
«Non appena arrivato mi recai alla Cava Grande: una delle meraviglie della Sicilia.
La parte più alta la sua ampiezza è pari alla sua profondità.
In fondo scorre il fiume Cassibile che la scavata la percorre perché tutta la lunghezza.
È uno spettacolo maestoso imponente, sia che dalla riva del fiume si contempli l'altezza delle rocce, sia che dalla loro sommità si ammira vastità e la profondità della cava.
Essa è piena di abitazioni antiche scavate nella roccia e di grotte sepolcrali che risalgono a più di 2500 anni fa.»
Cava Grande del Cassibile
L’altipiano ibleo è solcato da profonde fenditure dette cave.
La piú spettacolare, per la profonditá e per gli aspetti paesistici, è Cava Grande del Cassibile che Hoüel descrive nel suo "Voyage pittoresque" (Parigi 1785), come una delle meraviglie della Sicilia.
Riserva naturale dal 1984, in essa sono la necropoli protostorica di Cassibile (1000-800 a.C.) e nuclei di grotte disposte a piú piani nella roccia calcarea e riferibili al periodo bizantino.
Dal “belvedere” a cui si perviene, percorrendo la stradella che si diparte dalla provinciale Avola-Manghisi-Palazzolo, si osserva la grotta della Cunziria, villaggio rupestre adibito alla concia delle pelli e con vani disposti su tre piani.
Il paesaggio è sovrastato dall’Etna e con vista sul porto di Siracusa, mentre sul fondo scorre limpidissimo il fiume Cassibile, il greco Cacyparis, creando piacevolissimi e freschi laghetti.
In essi sono i verdi riflessi delle felci, dei platani orientali e l’oleandro, mentre intorno la salvia, l’origano e il timo aromatizzano l’aria con i loro intensi e profumi mediterranei.
La visita e la discesa ai laghetti fornisce intense emozioni.
Nella Cava si possono visitare 2 cittadine rupestri
Quella a nord, raggiungibile dopo esser arrivati fino al fiume Cassibile e seguendo una traccia lasciata dai pastori, è interessante per le varie scale a chiocciola incise sulla roccia e per la struttura che la raccoglie con la forma di una nicchia a volta; è possibile osservare un piccolo agglomerato di abitazioni rupestri incassato in un'ampia grotta semicircolare naturale, comunemente noto come Grotta dei Briganti
Al suo interno vi sono circa 20 ambienti artificiali accessibili mediante scalini incisi nella roccia, databili al periodo di Cassibile e di probabile funzione abitativa, data la presenza di una sorgente naturale.
Gli ambienti furono riutilizzati in epoca bizantina e persino in epoca araba. Gli arabi, infatti, sfruttarono la presenza dell'acqua per conciare le pelli, trasformando la grotta in una conceria.
Quella a Sud è affascinante vista già dall'alto, ma si fa notare soprattutto perché è decisamente più estesa e complessa della precedente.
La zona è suddivisa in tre ali principali in grado di ospitare migliaia di persone ed offre la possibilità di ammirare un'area sacra preceduta da una tomba a sarcofago.
Vi si trova un complesso sistema di abitazioni scavate nella roccia, disposte una accanto all'altra che si sviluppa per circa 1 km su 6 diversi livelli paralleli, collegati tra loro da un sistema di cunicoli e gallerie chiamato "Ddieri" di Cavagrande (dall'arabo diyar, casa), sono stati individuati circa 140 ambienti.
Ipogei sepolcrali databili al periodo siculo, furono anch'essi riutilizzati come abitazioni in epoca bizantina
Ai margini della riserva, a nord-est, sorgono varie necropoli antiche, nelle quali sono stati trovati ricchi corredi tombali e materiale ceramico: la sua peculiare decorazione, detta piumata o marmorizzata, rientra nell'ambito della cultura Ausonia presente nelle isole Eolie e nella Sicilia orientale intorno al 1000 a.C.
Orchidee selvatiche di Cava Grande
L’altipiano ibleo, intensamente vissuto sin dalla preistoria, è segnato dai tipici muri a secco che delimitano le “chiuse” e terrazzano i pendii dei colli dove si impiantarono le viti, mandorli, ulivi e carrubi.
Ma nei luoghi in cui il tufo calcareo, la pietra tenera e bianca che ha reso possibile i decori delle architetture barocche, neoclassiche e Liberty, è ricoperto solo della gariga, oltre al timo, all’erica, al rosmarino e alla palma nana, crescono e fioriscono, in primavera, le orchidee selvatiche, le cui varietá sono molteplici: di straordinaria bellezza sono le forme e i colori.
In particolare si ricorda l’Ofride di Bianca dominata da un giallo acceso dai caldi toni del bruno, che prende il nome dal suo scopritore e botanico Giuseppe Bianca.
Borgo marinaro e antica Tonnara
Il borgo marinaro di Avola può essere considerato il primo nucleo abitativo della città, in quanto già presente prima del terremoto del 1693, data a cui viene fatta risalire la nascita dell'odiema Avola.
Come accaduto in altre città costiere della Sicilia, il borgo marinaro nacque intorno a quella che rappresentava il fulcro dell'economia dell'epoca, la Tonnara.
Rimasta attiva fino agli anni 1950, la Tonnara di Avola fu gradualmente abbandonata a causa della modernizzazione delle tecniche di pesca e della lavorazione del pescato.
La struttura dell'antica Tonnara è ancora presente ma è in stato di abbandono da tempo.
Oggi il borgo marinaro ospita diverse attività commerciali legate alla pesca e al turismo.
Ci sona diversi ristoranti, bar, pizzerie e negozi di prodotti tipici.
Negli ultimi anni il borgo marinaro è diventato anche un punta di riferimento della movida avolese soprattutto nel periodo estivo.
CULTURA
Arte e Artisti
AMAC Corrado Frateantonio - L'Associazione Nediterranea Arte e Cultura è nata, dopo 5 anni dalla morte dell'Artista, per volontà della famiglia, e intende perseguire alcuni degli obiettivi a cui il Maestro aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita (vai al sito)
Letteratura
Jean Hoüel (incisore, pittore e architetto francese, nonché uno dei più famosi viaggiatori del Grand Tour), visitó Avola nel 1777, descrivendola nel suo "Voyage pittoresque" (Parigi 1785)
Cinema - Film girati ad Avola
Si intitola “La bambina non si tocca” il lavoro realizzato nel 2017 dalla regista siracusana Lisa Romano, direttrice artistica di Ortigia film festival, andato in onda su Raiuno (clicca qui per andare a vedere il film su Rai Play)
Il cortometraggio, racconta una storia di violenza domestica: una benestante donna di nome Olga trova il coraggio di parlare per la prima volta dopo anni di abusi, per salvare sua figlia.
“Amore Panico”, film low budget girato nel 2017 a Cavagrande dal regista Patanè.
La riserva naturale di Cavagrande fa da cornice al film.
La storia del promettente regista candidato al David di Donatello a soli 18 anni è ambientata proprio tra i canyon del sito in lizza per il riconoscimento Unesco.
Il film conduce nel cuore di una impervia Sicilia, dove Valentina sta facendo le prove per il suo matrimonio.
Il destino, però, le riserva una brusca virata.
Film girato in pellicola 35 mm, una produzione low budget che ha trovato l’appoggio delle istituzioni locali.
Per la prima, Patanè spinge per Avola, peraltro sua città natale.
“Amore Panico è un omaggio alla meraviglia e allo stupore che la mia terra mi ha sempre suscitato, sin dall’infanzia”, racconta.
Ad Avola si tiene anche la Rassegna del Cinema per ragazzi, manifestazione legata all’internazionale Giffoni Film Festival, che si tiene la prima settimana di maggio e vede, oltre agli studenti siciliani, anche la partecipazione dei ragazzi provenienti dai Paesi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo.
Musica
Festa Europea della Musica. il Comune chiama a raccolta i giovani artisti il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, si svolgerà la kermesse, con una serie di concerti gratuiti all’aperto.
Obiettivo dell’iniziativa è offrire un palcoscenico ai giovani artisti, stimolare l’ascolto, la pratica e lo studio della musica per favorire l’incontro tra culture e generi differenti.
Veneranda (Gallia, ca. 100 - Roma, ca. 144), detta anche Venera è stata vergine, messaggera di fede, Martire Cristiana e venerata come Santa dalla Chiesa Cattolica.
Nel "Catalogo Sanctorum" redatto negli anni 1369-1372, dal veneziano Pietro de' Natali, al capitolo 61 è citata Santa Veneranda vergine, nata in Gallia (odierna Francia) nel 100 e martire a Roma durante la persecuzione dei cristiani al tempo dell’imperatore Antonino Pio (138-161).
Il culto di questa Santa è praticato in molti luoghi in Italia, come ad esempio a Mortara in Lombardia, Sezze Romano nel Lazio, Ascoli Piceno, Fermignano, Pesaro, Santa Veneranda nelle Marche, Angellara, Ercolano e Moio della Civitella in Campania, Lecce in Puglia, Carfizzi, Crotone, Gerace e Pavigliana in Calabria, Acireale, Avola, Grotta, Santa Venerina in Sicilia ecc
Il nome è di origine latina e significa "degna di venerazione".
Poco si sa di questa Santa, tra le altre cose Veneranda è l’unica Santa con questo nome, mentre di Venerando ce ne sono 3.
Un'altra interpretazione del nome è un derivato di Venera, la giornata dedicata a Venere che potrebbe indicare un venerdì come giorno della nascita.
Secondo notizie incerte, Veneranda, sarebbe stata la figlia dei cristiani Agatone e Polena, cresciuta nella provincia romana della Gallia, educata e istruita con grande cura.
Come vergine, si è dedicata alla cura dei poveri, all'istruzione e all'insegnamento ai candidati al battesimo femminile.
All'età di 39 anni lasciò la sua patria, la Gallia e andò a Roma dove, durante la persecuzione dei cristiani da parte dell'imperatore Antonino Pio, venne catturata e temporaneamente imprigionata dal prefetto Asclepio.
In vari luoghi sarebbe stata torturata e infine decapitata a Roma.
Santa Petronilla accompagna Veneranda in cielo.
Il corpo della Veneranda fu sepolto in un Arcosolio (dal latino: arcosolium, ovvero “sepolcro arcato” è una tipologia architettonica utilizzata per i monumenti funebri e, in particolare, nella catacombe) delle Catacombe di Domitilla a Roma.
Sulla parete di fondo si trova un affresco del 300, in cui Veneranda è ritratta in piedi in atteggiamento di orante, vestita con un'ampia dalmatica (ampia tunica, lunga fin sotto il ginocchio) e con la testa velata.
La morte di Santa Veneranda è avvolta nel mistero.
Si dice che il suo corpo fu portato ad Ascoli Piceno e poi a Roma nel 1300.
A Grotte in provincia di Agrigento si sostiene che, pregando, si sarebbe spostata da luogo a luogo, dalla Gallia a Grotte, dove una notte sarebbe stata rapita e portata ad Acireale, dove sarebbe stata torturata e decapitata.
Ad Acireale in provincia di Catania si afferma che sarebbe nata lì e sempre lì sarebbe stata uccisa il 26 luglio 143 e sepolta dal cristiano Antimo il 14 novembre.
Nati ad Avola
Barbara Andolina (Avola, 16 ottobre 1978) è un'ex judoka italiana (vai alla biografia)
Lorenzo Artale (Avola, 23 gennaio 1931 - Roma, 29 ottobre 2002) è stato un attore e regista italiano (vai alla biografia)
Carmelo Barone (Avola, 3 aprile 1956) è un ex ciclista su strada e pistard italiano, professionista dal 1977 al 1984 (vai alla biografia)
Giuseppe Bianca (Avola, 4 febbraio 1801 - 12 novembre 1883) è stato un botanico italiano (vai alla biografia)
S.E. Corrado Bonfanti Linares (Avola, 16 ottobre 1866 - 1934) è stato un Prefetto italiano, Capo della Polizia (1921-1922) (vai alla biografia)
Sebastiano Burgaretta Aparo (Avola, 6 maggio 1933) è un politico italiano: dal 1971 al 1976 è stato Assessore ai lavori pubblici del comune di Avola, mentre dal 1976 al 1992 è stato Sindaco di Avola con la Democrazia Cristiana; deputato regionale all'ARS ininterrottamente dal 1986 al 2006, dapprima con la DC, poi con il CCD e infine con l'UDC.
Ha inoltre ricoperto la carica di Assessore Regionale agli Enti locali della Regione Siciliana (vai alla biografia)
Luigi Busà (Avola, 9 ottobre 1987) è un karateka italiano.
Campione di assoluto valore mondiale nella specialità del kumite (combattimenti) (vai alla biografia)
Antonio Cappello (Avola, 15 ottobre 1927) è un Generale della Guardia di Finanza italiano (vai alla biografia)
Giampaolo Caruso (Avola, 15 agosto 1980) è un ex ciclista su strada italiano, professionista dal 2002 al 2015 e vincitore della Milano-Torino 2014 (vai alla biografia)
Salvatore Caruso, detto Salvo (Avola, 15 dicembre 1992), è un tennista italiano (vai alla biografia)
Lino Coletta (Avola, 27 marzo 1932 - 23 luglio 2012) è stato un attore italiano
Avola si estende sulla costa, nel territorio a sud di Siracusa, lungo uno dei piú antichi percorsi greci della Sicilia: la via Elorina.
L’area in cui si trova ubicata, è un eccezionale contenitore di beni culturali ed ambientali.
Dalla grande Piazza Umberto I, giá Piazza Maggiore del celebre centro storico, a pianta esagonale, iniziano le strade barocche e si accede alle spettacolari riserve naturali di Cava Grande del Cassibile e di Vendicari
Il pianeggiante sito della cittá di Avola si pone in un contesto paesaggistico straordinario, poiché è compreso tra il mare Ionio e i monti Iblei; in mezzo a pittoresche campagne interrotte da balze e dirupi.
La felice peculiaritá del microclima che tale situazione determina, ha consentito la coltivazione della canna da zucchero - dal 1400 al 1800 -, della vite, del mandorlo e del limone i cui frutti continuano, ancora oggi, a fornire prodotti di alta eccellenza.
La Mandorla Avola, dall’ovale perfetto, e il vino Nero d’Avola, originato dall’omonimo antico vitigno, sono famosi in tutto il mondo per i loro inconfondibili sapori.
GENIUS LOCI
(spirito del luogo - identità materiale e immateriale)
La città di Avola, vive immersa nel paesaggio che la circonda con la sua storia di pietra e campagna tra le colline e il mare.
L'identità territoriale dipende dallo stretto contatto con la pietra bianca degli Iblei; l'antropizzazione, in passato, ha scavato le abitazioni nella roccia della Cava Grande di Cassibile, successivamente al medioevo, scendendo nel piano, ha verticalizzato gli edifici, portandosi appresso quella roccia per costruire case e chiese della nuova città.
Una città geneticamente Romana, Normanna, Sveva, Sicula, Araba, Ostrogota, Bizantina, distrutta più volte dai Vandali al terremoto, rinata e rifondata più volte, anche se con identità diverse, ora montana ora di pianura marina, ma sempre con le fondameta ben piantate sulla terra con identità contadina, tra mandorleti e vigneti.
Lo stesso borgo antropizzato, racchiuso nella sua pianta esagonale, ricorda la sua mandorla.
«... Sembra che tirando una linea tra Avola e Gela si abbia, dalla parte del mare, una terra anche geologicamente diversa, terra sassosa, in cui le valli diventano precipizi.
I muriccioli a secco, simili a geroglifico, rigano la campagna, per dividere la proprietà o una cultura dall'altra ...» (Viaggio in Italia di Guido Piovene - 1950 - pagina 623)
ORIGINE del NOME
(Toponomastica)
Città antica Aβoλλα, in latino Abòla con l'etnia Abolani, Aβoλλαios, ricorda che l'antica città era situata in un fianco scosceso del monte con delle grotte incavate nella rupe, munito di un castello, anno 1149 Abola.
La base, di origine preromana, presuppone - l -, non - ll -, altrimenti avremmo una pronuncia con dd e non l'attuale Àula (come usato in dialetto siciliano), Raula o Àvula.
Di traduzione dotta è "Faro Avolis"; errate sono le ipotesi di una derivazione dell'antica Ibla (voce dal Dizionario UTET di Toponomastica)
STORIA
Secondo taluni, l'origine della città risale a Hybla Major sita in prossimità della costa sud-orientale della Sicilia.
La zona, abitata precedentemente dai Sicani, fu invasa dai Siculi e divenne teatro di lotte per il predominio sulla regione.
Il termine Hybla non è greco ma pre-ellenico, probabilmente sicano, ed è il nome di una Dea adorata da entrambe le popolazioni (identificata poi con l'Afrodite ellenica).
I Siculi combatterono gli indigeni e si insediarono definitivamente sul territorio a cavallo fra il XIII e il XII secolo a.C.
Dell'epoca dei Siculi sono testimonianza i numerosi reperti, soprattutto vasellame e stoviglie, rinvenuti in alcune tombe in quella che è oggi la Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile.
Successivamente i Greci colonizzarono la zona intorno alla metà dell'VIII secolo a.C., trovando una civiltà già influenzata e raffinatasi a contatto con i Fenici.
Durante il IV sec. a.C., il sito conobbe la dominazione del tiranno Dionisio I di Siracusa.
Nel III secolo a.C., a seguito della Prima Guerra Punica, il predominio greco-cartaginese passò ai Romani che nel 227 a.C. costituirono la provincia di Sicilia, pur lasciando ampia autonomia a Siracusa e a tutti i possedimenti di questa città nella parte sudorientale dell'isola, fra cui anche la zona di Hybla Major.
La soppressione delle istituzioni statuali siracusane, nel corso della Seconda Guerra Punica, vide l'occupazione militare romana di tutta la Sicilia sud orientale attorno alla metà del penultimo decennio del III secolo a.C. che divenne definitiva dopo la caduta di Siracusa nel 212 a.C..
Con la dominazione romana, protrattasi fino al 450 circa, tutto il territorio perse il suo antico splendore.
A seguito delle devastazioni e dei saccheggi operati dai Vandali che occuparono l'intera Sicilia, attorno alla metà del V secolo, venne cancellato persino il ricordo di Hybla major e la zona si tramutò in una landa semideserta.
Tale situazione si protrasse durante la dominazione Ostrogota (V-VI secolo) e Bizantina (VI-IX secolo).
In epoca Araba (IX-XI secolo) il territorio si andò progressivamente ripopolando, ma nacque un modestissimo borgo, sul luogo di Avola Vecchia, con ogni probabilità, solo tra XI-XIII secolo, durante la dominazione Normanna o Sveva.
Divenuta dal 1358 signoria della famiglia Aragona, si ebbe un certo risveglio demografico ed economico del paese che si intensificò nel corso del 1500 e del 1600 soprattutto durante la signoria di Carlo d'Aragona Tagliavia.
Fatti di Avola
Il 2 dicembre 1968, a causa di un'ondata di scioperi, organizzati dai lavoratori agricoli di Avola e provincia per l'eliminazione delle "gabbie salariali", del "caporalato", e la istituzione della Commissione Sindacale per il Controllo del Collocamento della manodopera, fu attuato dai lavoratori agricoli un blocco stradale (il blocco fu effettuato sulla SS 115 che consentiva sia allora che oggi l'entrata e l'uscita di Avola) che provocò l'intervento delle forze dell'ordine.
La polizia ordinò ai manifestanti di liberare la strada, ma al loro rifiuto scoppiò una rivolta.
La polizia cominciò a sparare ad altezza d'uomo così che, uccise 2 persone (Giuseppe Scibilia, di 47 anni, di Avola e Angelo Sigona, di 29, di Cassibile) e ne ferì 48, di cui 5 in modo grave.
Il deputato del PCI Antonino Piscitello, che si trovava sul posto al momento degli scontri, raccolse oltre 2 kg di bossoli.
Gli scontri (da un lato la polizia armata di mitra e pistole, dall'altro i manifestanti con pietre che venivano staccate dai muretti ai bordi della strada) furono molto brevi, ma molto violenti.
Dopo questi fatti, la trattativa venne rapidamente conclusa, seppur al prezzo di vite umane.
I tragici avvenimenti di quei giorni fecero da scintilla ad alcune rivolte studentesche ed operaie sfociate nelle settimane successive su tutto il territorio nazionale, nell'ambito dei movimenti di massa del Sessantotto.
ARCHITETTURA e URBANISTICA
L’antiqua Abola, cittá fortificata fornita di un castello e di oltre 20 chiese, era situata su un alto colle degli Iblei.
Fino agli sconvolgimenti tellurici del 1693, Avola era abbarbicata sulle colline iblee, che si trovano alle spalle dell'attuale abitato con una popolazione non inferiore ai 6.000 abitanti.
Ma in quell'anno, il 9 e l'11 gennaio, il violento terremoto distrusse la cittadina e costrinse la popolazione superstite a spostarsi nell'ampia costa sottostante, a 8 km di distanza, rifondando Avola nel luogo dove prima vi era solo un'estesa e deserta pianura affacciata sul mare, così che Avola da paese di montagna, si trasformò in una piana cittadina marittima.
La cittá, totalmente distrutta dal sisma dell’11 gennaio 1693, fu rifondata nella sottostante pianura e in prossimitá del mare, dal Marchese d’Avola Nicoló Pignatelli Aragona Cortés, nipote di Papa Innocenzo XII.
La progettazione del nuovo centro urbano fu affidata ad un grande architetto gesuita Angelo Italia, che concepí, ispirandosi ai trattati d’architettura del Rinascimento, una pianta geometrica di forma esagonale, presente in tutti i testi di urbanistica, tracciata, nel feudo Mutubé
All’interno dell’esagono fu posta una rete viaria ortogonale nella quale, i 2 assi centrali, Strada Cassaro e Strada del Corso, gli attuali corsi Garibaldi e Vittorio Emanuele, determinarono una croce, simbolo e consacrazione del marchesato alla religione cristiana.
I 2 corsi delinearono pure i 4 quartieri dell’impianto urbano e, al loro incrocio, la Piazza Maggiore avente, fino a metá del 1800, la funzione di pubblico mercato.
Ai lati vennero posti la Chiesa Madre e il Palazzo del Feudatario con la Torretta dell’Orologio.
Altre 4 piazze furono collocate nei punti terminali della “croce” e in esse si costruirono importanti edifici sacri.
Sorsero anche, nel nuovo impianto urbano, i notevoli palazzi Modica, Lutri, Guttadauro.
In Avola, nel 1841, fu inaugurata la strada provinciale Siracusa-Noto che incluse la Strada del Corso.
Nella cittá architetture di pregio sorsero nella seconda metà del 1800, dopo l’Unitá d‘Italia.
Si costruirono, in stile neoclassico, opere pubbliche, quali il Palazzo di Cittá, l‘Ospizio-Ospedale, la Pretura, le Scuole femminili e maschili, il Teatro e il Mercato.
L‘edilizia privata ebbe un forte incremento nei primi decenni del 1900 e privilegió lo stile Liberty.
Sono molte le facciate delle abitazioni di Avola a presentare fantastici decori intagliati a bassorilievo negli stipiti, nelle architravi e nelle mensole dei balconi.
Nel 1929 l’impianto planimetrico esagonale fu congiunto al mare con l’apertura del viale, ora dedicato a Corrado Santuccio, e si costruí la Rotonda; nella seconda metá del 1900 si assiste ad una espansione urbana senza precedenti e alle “case a schiera” si sostituiscono le villette.
Avola Antica diventa area residenziale estiva e Cava Grande, nel 1984, riserva naturale.
ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)
(Culturali, Turistici e Storici)
Chiese (clicca qui per vedere)
Palazzo di Cittá
Dopo l’impresa dei Mille, nello stesso 1860, il consiglio civico di Avola, su proposta del suo presidente Calogero Gubernale, decise di edificare la Casa Comunale.
Questa, nota ormai come Palazzo di Cittá, fu costruita acquisendo, nel 1863, parte del Convento dei Padri Domenicani.
L‘edificio fu completato nel 1870, con il prospetto principale sulla Strada Cassaro, ora Corso Garibaldi.
In stile neoclassico, la facciata è conclusa dallo stemma della cittá, recante i simboli della croce e delle api.
Al suo interno il Municipio presenta uno scenografico scalone ed un elegante salone con soffitto a cassettoni; nelle sopraporte sono dipinti che illustrano l’eccellenza dei prodotti che il territorio fornisce.
Teatro Garibaldi
Il Teatro è attiguo al Palazzo di Cittá e fu progettato su un’area di mq 493, destinata dapprima alla fabbrica della chiesa di San Domenico.
L’edificio, inaugurato il 20 aprile del 1876 e dedicato a Garibaldi nel 1882, fu chiuso negli anni 1940; restaurato, è stato riaperto al pubblico il 20 aprile 2011. L‘elegante facciata neorinascimentale, in pietra bianca degli Iblei, si impone sull’omonima piazza e presenta, al centro, archi a tutto sesto sormontati da balaustri di memoria palladiana.
L’interno del Teatro è un miracolo di armonia.
Per i meccanismi scenici, come per le scenografie, erano intervenuti operatori del San Carlo di Napoli.
Oltre il vestibolo trovasi la platea che, a ferro di cavallo, é sormontata da 3 ordini di palchi aventi decori dorati a rilievo.
Nella volta è iI dipinto "Le Muse che danzano" del pittore Gregorio Scalia.
Dello stesso artista sono i ritratti dei musicisti e i putti della volta del vestibolo.
Nella sala-foyer del primo piano è stata allestita l‘esposizione permanente "I Volti del Teatro: storia e documenti", nella quale sono in mostra le “carte” relative all’ edificazione del Teatro e ai personaggi che sulla sua scena si esibirono.
Vecchio Mercato
Situato in via San Francesco d’Assisi, l’interessante edificio, fra i piú rappresentativi dell’architettura neoclassica in Sicilia, fu costruito nell’orto del monastero delle Benedettine tra il 1892-1895.
L’elegante loggiato, nel prospetto principale, è scandito da archi a tutto sesto e sulla trabeazione si impone lo stemma della cittá eseguito dallo scultore Francesco Puzzo.
A questi si devono pure i bei 12 medaglioni che, sulle pareti esterne, raffigurano i prodotti posti in vendita nelle botteghe del Mercato.
Nell’ex galleria del pesce, ora sala-lettura della Biblioteca, è l’esposizione permanente "Il Mercato e la sua gente", un percorso di immagini mirato a ricreare la funzione originaria degli spazi e le atmosfere in essi prodotte da coloro che vi operarono.
Torretta dell’Orologio
Si impone nella piazza centrale di Avola, sul lato nord.
Facente parte del palazzo del feudatario, fu dapprima costruita in legname e sorreggeva l’orologio, con la campana che segnava le ore, estratti dalle macerie dell’antica cittá distrutta dal terremoto.
Nel 1703, a spese del Marchesato, fu realizzata in muratura e, nei sottostanti dammusi (mutato dal siciliano dammusu che vuol dire "volta" o "intradosso", indica una struttura architettonica tipicamente siciliane: la casa storica dei Monti Iblei costituita da una grotta naturale ampliata nei secoli), si pose il carcere.
La Torretta pervenuta è opera neoclassica degli inizi del 1867.
Sulla sua sommitá venne posta la ventarola “a gallo” in ferro battuto che segnala la direzione dei venti.
Musei e Gallerie
Museo Palmento e Frantoio Midolo
La vite e l’ulivo sono colture che fortemente hanno caratterizzato il territorio avolese.
Alla fine del 1800 in un terreno detto Çiusa Miloro, appena fuori dal centro storico e in prossimitá della Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1886, venne costruito il Palmento e Frantoio Midolo, detto u trappitu.
Ormai abbandonato, acquisito dal Comune e restaurato, è stato aperto al pubblico il 30 ottobre 2010.
L‘edificio, un bene di grande valore etno-antropologico, per la pigiatura dell’uva possiede le tradizionali vasche costruite in pietra e il torchio a cannizzu.
Per la frangitura delle olive, nello stesso locale, è a macina, mola olearia a trazione animale.
La “pasta” che ne derivava si poneva nelle coffe, le quali si assemblavano nel vicino torchio, u conzu, per la spremitura.
Gli oggetti originali che arredano gli ambienti museali sono stati acquisiti con donazioni o acquistati.
Di essi si è curata la schedatura e chiare didascalie illustrano il percorso e la comprensione di quanto esposto.
L’allestimento museale è stato finalizzato a far conoscere gli antichi mestieri e a conservare memoria della cultura materiale.
Il Museo, pertanto, è stato dotato di pannelli con foto d’epoca e di un raro e prezioso audiovisivo che testimonia le fasi di lavoro eseguite in tali strutture.
Siti Archeologici
Villa romana e “Dolmen”
Emoziona sempre passeggiare sulle spiagge del territorio di Avola comprese tra gli storici fiumi Cassibile ed Asinaro dove nel 413 a.C. ebbero luogo le battaglie tra Siracusani ed Ateniesi.
Su tali spiagge sono approdati i Greci e gli altri popoli che hanno determinato la storia di Avola.
Proprio sul lungomare della cittá è la Villa romana, attribuibile al II secolo a.C. e pavimentata con l’opus signinum.
In area adiacente, in contrada Borgellusa, di fronte all'ospedale civico, sono gli ipogei paleocristiani e il “Dolmen”, struttura megalitica individuata nel 1961 da Salvatore Ciancio, appartenente ad un periodo certamente precedente a quello siculo.
L'edificio è costituito apparentemente da una enorme tavola che poggia su 2 pilastri, modellato seguendo il profilo naturale della roccia, tanto da valergli l'appellativo di pseudo-dolmen.
Gli interventi umani sono visibili sia nell'ampliamento che nella geometrizzazione della cavità, oltre che nella forma conferita ai 2 piedritti laterali e recante nella parte superiore 10 piccoli loculi.
Il pavimento dell'area interna del monumento fu realizzato asportando i materiali arenitico-sabbiosi sottostanti, seguendo la superficie di stratificazione inferiore.
Avola Antica
Ora zona residenziale estiva per l’aria fresca e ricca d’aromi che si respira nelle calde estati siciliane, Avola Antica conserva le rovine dell’antica Abola che il terremoto del 1693 distrusse.
L’area in cui era la cittá, il monte Aquilone, è dominata sulla sommitá da una villa costruita negli anni 1940.
Dapprima vi era il castello con 2 torrioni, dal quale si controllava la costa compresa tra Cassibile e Capo Passero.
Intorno al castrum, sui pendii rocciosi, erano state costruite le case e numerose chiese.
Sulla strada provinciale che ormai attraversa l’antico sito, lungo i tornanti, sono grotte e cisterne che facevano parte dell’originario abitato.
Si osservano pure tombe a forno del periodo siculo e ció attesta la frequentazione del luogo sin dalla preistoria.
Dibattuta è la questione sulla discendenza di Avola dalle mitiche Ible attestate dalla storiografia classica.
Nel V secolo d.C. Stefano Bizantino riferisce di Abolla, cittá le cui monete raffigurano un bove e, sul lato opposto, un grappolo d’uva.
La cittá, dopo aver fatto parte della camera reginale, nel 1361 divenne baronia; nel 1542 e fino al 1812 è stata marchesato degli Aragona Pignatelli Cortés.
Eremo Madonna delle Grazie
Le rovine dell’antica Avola, come attesta il Jean Hoüel (incisore, pittore e architetto francese, nonché uno dei più famosi viaggiatori del Grand Tour), che le visitó nel 1777, descrivendole nel suo "Voyage pittoresque" (Parigi 1785) come tristi e immerse nella solitudine.
Il sacerdote Sebastiano Li Gioi, per rivitalizzare e ridare sacralitá a quei luoghi, volle erigere, a sue spese e sui resti del Convento dei Cappuccini, un Eremo.
I lavori ebbero inizio nel 1729.
Il dormitorio prese in seguito il nome di Eremo della Madonna delle Grazie per il leggendario ritrovamento, negli anni 1760, sotto un grande masso, di una campanella e di un bassorilievo calcareo raffigurante la Madonna delle Grazie, ora custodito presso la Chiesa dell’Eremo.
Nel 1896 in ricordo di tale avvenimento, si edificó un’edicola votiva.
Il tempietto ha l’affaccio sui tornanti che da Avola conducono ad Avola Antica; percorso in cui, nella seconda metá del 1900, si svolgeva la gara automobilistica “Coppa Belmonte”.
Aree Naturali
Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile
E' un'area naturale protetta compresa nei comuni di Avola, Noto e Siracusa, in provincia di Siracusa, in Sicilia.
È stata istituita nel 1990 (D.A. del 13 luglio), gestita dall'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana; ne è prevista l'inclusione nell'area del Parco Nazionale degli Iblei, attualmente in fase di elaborazione.
La Riserva è nata con lo scopo di preservare le diverse ricchezze del suo territorio sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico sia sotto il profilo archeologico ed antropologico, visto che tutta la zona è stata abitata nel corso dei millenni e ne sono rimaste notevoli testimonianze in tombe e reperti.
La Riserva si estende per 2.700,00 ettari ed è caratterizzata dal corso del fiume Cassibile, l'antico Kakyparis greco, che le dà nome e che l'ha creata nel corso dei millenni scavando profonde gole o canyon a diverse profondità che toccano il massimo di 507 m nella zona belvedere di Avola antica; anche il luogo con l'ampiezza massima di queste (altrove strettissime) gole è situato nella stessa zona di Avola antica e misura un'estensione di 1200 metri di larghezza.
Nel fondovalle si è formato un sistema di piccole cascate e laghetti (chiamati localmente uruvi), fonte di refrigerio estivo per i suoi numerosissimi frequentatori, al quale si accede per un'antica e suggestiva scala nota come La Scala Cruci.
Il luogo, difeso dalle inaccessibili pareti a strapiombo della cava e dalla vicinanza dell'acqua, i Sicani, primi abitatori conosciuti di questo luogo, vi hanno costruito una necropoli, ancora oggi difficile da raggiungere.
Intorno al XIII secolo a.C. delle popolazioni della Sicilia sud-orientale, forse spinte da genti italiche più agguerrite, preferirono rifugiarsi in questi luoghi impervi e ben difesi.
Si conoscono almeno 2 villaggi rupestri (vedi appresso).
La foce del fiume Cassibile è un luogo storico, poiché, secondo Tucidide, il capitano Demostene nel 413 a.C. con 6.000 Ateniesi dovette arrendersi alla città di Siracusa.
Questi luoghi vennero utilizzati fino alla prima metà del secolo scorso, infatti poco sopra i laghetti si trovava un monastero, del quale si notano ancora delle rovine e le case di alcune famiglie di Canicattini come i Bombaci e gli Uccello, che traevano il loro sostentamento dalla coltivazione di ulivi, carrube e mandorle.
Fu visitato anche dal pittore francese Jean Houel nel 1777 durante il suo Grand Tour, che così ne scrisse nel suo "Voyage pittoresque":
«Non appena arrivato mi recai alla Cava Grande: una delle meraviglie della Sicilia.
La parte più alta la sua ampiezza è pari alla sua profondità.
In fondo scorre il fiume Cassibile che la scavata la percorre perché tutta la lunghezza.
È uno spettacolo maestoso imponente, sia che dalla riva del fiume si contempli l'altezza delle rocce, sia che dalla loro sommità si ammira vastità e la profondità della cava.
Essa è piena di abitazioni antiche scavate nella roccia e di grotte sepolcrali che risalgono a più di 2500 anni fa.»
Cava Grande del Cassibile
L’altipiano ibleo è solcato da profonde fenditure dette cave.
La piú spettacolare, per la profonditá e per gli aspetti paesistici, è Cava Grande del Cassibile che Hoüel descrive nel suo "Voyage pittoresque" (Parigi 1785), come una delle meraviglie della Sicilia.
Riserva naturale dal 1984, in essa sono la necropoli protostorica di Cassibile (1000-800 a.C.) e nuclei di grotte disposte a piú piani nella roccia calcarea e riferibili al periodo bizantino.
Dal “belvedere” a cui si perviene, percorrendo la stradella che si diparte dalla provinciale Avola-Manghisi-Palazzolo, si osserva la grotta della Cunziria, villaggio rupestre adibito alla concia delle pelli e con vani disposti su tre piani.
Il paesaggio è sovrastato dall’Etna e con vista sul porto di Siracusa, mentre sul fondo scorre limpidissimo il fiume Cassibile, il greco Cacyparis, creando piacevolissimi e freschi laghetti.
In essi sono i verdi riflessi delle felci, dei platani orientali e l’oleandro, mentre intorno la salvia, l’origano e il timo aromatizzano l’aria con i loro intensi e profumi mediterranei.
La visita e la discesa ai laghetti fornisce intense emozioni.
Nella Cava si possono visitare 2 cittadine rupestri
Quella a nord, raggiungibile dopo esser arrivati fino al fiume Cassibile e seguendo una traccia lasciata dai pastori, è interessante per le varie scale a chiocciola incise sulla roccia e per la struttura che la raccoglie con la forma di una nicchia a volta; è possibile osservare un piccolo agglomerato di abitazioni rupestri incassato in un'ampia grotta semicircolare naturale, comunemente noto come Grotta dei Briganti
Al suo interno vi sono circa 20 ambienti artificiali accessibili mediante scalini incisi nella roccia, databili al periodo di Cassibile e di probabile funzione abitativa, data la presenza di una sorgente naturale.
Gli ambienti furono riutilizzati in epoca bizantina e persino in epoca araba. Gli arabi, infatti, sfruttarono la presenza dell'acqua per conciare le pelli, trasformando la grotta in una conceria.
La zona è suddivisa in tre ali principali in grado di ospitare migliaia di persone ed offre la possibilità di ammirare un'area sacra preceduta da una tomba a sarcofago.
Vi si trova un complesso sistema di abitazioni scavate nella roccia, disposte una accanto all'altra che si sviluppa per circa 1 km su 6 diversi livelli paralleli, collegati tra loro da un sistema di cunicoli e gallerie chiamato "Ddieri" di Cavagrande (dall'arabo diyar, casa), sono stati individuati circa 140 ambienti.
Ipogei sepolcrali databili al periodo siculo, furono anch'essi riutilizzati come abitazioni in epoca bizantina
Ai margini della riserva, a nord-est, sorgono varie necropoli antiche, nelle quali sono stati trovati ricchi corredi tombali e materiale ceramico: la sua peculiare decorazione, detta piumata o marmorizzata, rientra nell'ambito della cultura Ausonia presente nelle isole Eolie e nella Sicilia orientale intorno al 1000 a.C.
Orchidee selvatiche di Cava Grande
L’altipiano ibleo, intensamente vissuto sin dalla preistoria, è segnato dai tipici muri a secco che delimitano le “chiuse” e terrazzano i pendii dei colli dove si impiantarono le viti, mandorli, ulivi e carrubi.
Ma nei luoghi in cui il tufo calcareo, la pietra tenera e bianca che ha reso possibile i decori delle architetture barocche, neoclassiche e Liberty, è ricoperto solo della gariga, oltre al timo, all’erica, al rosmarino e alla palma nana, crescono e fioriscono, in primavera, le orchidee selvatiche, le cui varietá sono molteplici: di straordinaria bellezza sono le forme e i colori.
In particolare si ricorda l’Ofride di Bianca dominata da un giallo acceso dai caldi toni del bruno, che prende il nome dal suo scopritore e botanico Giuseppe Bianca.
Borgo marinaro e antica Tonnara
Il borgo marinaro di Avola può essere considerato il primo nucleo abitativo della città, in quanto già presente prima del terremoto del 1693, data a cui viene fatta risalire la nascita dell'odiema Avola.
Come accaduto in altre città costiere della Sicilia, il borgo marinaro nacque intorno a quella che rappresentava il fulcro dell'economia dell'epoca, la Tonnara.
Rimasta attiva fino agli anni 1950, la Tonnara di Avola fu gradualmente abbandonata a causa della modernizzazione delle tecniche di pesca e della lavorazione del pescato.
La struttura dell'antica Tonnara è ancora presente ma è in stato di abbandono da tempo.
Oggi il borgo marinaro ospita diverse attività commerciali legate alla pesca e al turismo.
Ci sona diversi ristoranti, bar, pizzerie e negozi di prodotti tipici.
Negli ultimi anni il borgo marinaro è diventato anche un punta di riferimento della movida avolese soprattutto nel periodo estivo.
CULTURA
Arte e Artisti
AMAC Corrado Frateantonio - L'Associazione Nediterranea Arte e Cultura è nata, dopo 5 anni dalla morte dell'Artista, per volontà della famiglia, e intende perseguire alcuni degli obiettivi a cui il Maestro aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita (vai al sito)
Letteratura
Jean Hoüel (incisore, pittore e architetto francese, nonché uno dei più famosi viaggiatori del Grand Tour), visitó Avola nel 1777, descrivendola nel suo "Voyage pittoresque" (Parigi 1785)
Cinema - Film girati ad Avola
Si intitola “La bambina non si tocca” il lavoro realizzato nel 2017 dalla regista siracusana Lisa Romano, direttrice artistica di Ortigia film festival, andato in onda su Raiuno (clicca qui per andare a vedere il film su Rai Play)
Il cortometraggio, racconta una storia di violenza domestica: una benestante donna di nome Olga trova il coraggio di parlare per la prima volta dopo anni di abusi, per salvare sua figlia.
“Amore Panico”, film low budget girato nel 2017 a Cavagrande dal regista Patanè.
La riserva naturale di Cavagrande fa da cornice al film.
La storia del promettente regista candidato al David di Donatello a soli 18 anni è ambientata proprio tra i canyon del sito in lizza per il riconoscimento Unesco.
Il film conduce nel cuore di una impervia Sicilia, dove Valentina sta facendo le prove per il suo matrimonio.
Il destino, però, le riserva una brusca virata.
Film girato in pellicola 35 mm, una produzione low budget che ha trovato l’appoggio delle istituzioni locali.
Per la prima, Patanè spinge per Avola, peraltro sua città natale.
“Amore Panico è un omaggio alla meraviglia e allo stupore che la mia terra mi ha sempre suscitato, sin dall’infanzia”, racconta.
Ad Avola si tiene anche la Rassegna del Cinema per ragazzi, manifestazione legata all’internazionale Giffoni Film Festival, che si tiene la prima settimana di maggio e vede, oltre agli studenti siciliani, anche la partecipazione dei ragazzi provenienti dai Paesi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo.
Musica
Festa Europea della Musica. il Comune chiama a raccolta i giovani artisti il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, si svolgerà la kermesse, con una serie di concerti gratuiti all’aperto.
Obiettivo dell’iniziativa è offrire un palcoscenico ai giovani artisti, stimolare l’ascolto, la pratica e lo studio della musica per favorire l’incontro tra culture e generi differenti.
SANTA PATRONA
Veneranda (Gallia, ca. 100 - Roma, ca. 144), detta anche Venera è stata vergine, messaggera di fede, Martire Cristiana e venerata come Santa dalla Chiesa Cattolica.
Nel "Catalogo Sanctorum" redatto negli anni 1369-1372, dal veneziano Pietro de' Natali, al capitolo 61 è citata Santa Veneranda vergine, nata in Gallia (odierna Francia) nel 100 e martire a Roma durante la persecuzione dei cristiani al tempo dell’imperatore Antonino Pio (138-161).
Il culto di questa Santa è praticato in molti luoghi in Italia, come ad esempio a Mortara in Lombardia, Sezze Romano nel Lazio, Ascoli Piceno, Fermignano, Pesaro, Santa Veneranda nelle Marche, Angellara, Ercolano e Moio della Civitella in Campania, Lecce in Puglia, Carfizzi, Crotone, Gerace e Pavigliana in Calabria, Acireale, Avola, Grotta, Santa Venerina in Sicilia ecc
Il nome è di origine latina e significa "degna di venerazione".
Poco si sa di questa Santa, tra le altre cose Veneranda è l’unica Santa con questo nome, mentre di Venerando ce ne sono 3.
Un'altra interpretazione del nome è un derivato di Venera, la giornata dedicata a Venere che potrebbe indicare un venerdì come giorno della nascita.
Secondo notizie incerte, Veneranda, sarebbe stata la figlia dei cristiani Agatone e Polena, cresciuta nella provincia romana della Gallia, educata e istruita con grande cura.
Come vergine, si è dedicata alla cura dei poveri, all'istruzione e all'insegnamento ai candidati al battesimo femminile.
All'età di 39 anni lasciò la sua patria, la Gallia e andò a Roma dove, durante la persecuzione dei cristiani da parte dell'imperatore Antonino Pio, venne catturata e temporaneamente imprigionata dal prefetto Asclepio.
In vari luoghi sarebbe stata torturata e infine decapitata a Roma.
Santa Petronilla accompagna Veneranda in cielo.
Il corpo della Veneranda fu sepolto in un Arcosolio (dal latino: arcosolium, ovvero “sepolcro arcato” è una tipologia architettonica utilizzata per i monumenti funebri e, in particolare, nella catacombe) delle Catacombe di Domitilla a Roma.
Sulla parete di fondo si trova un affresco del 300, in cui Veneranda è ritratta in piedi in atteggiamento di orante, vestita con un'ampia dalmatica (ampia tunica, lunga fin sotto il ginocchio) e con la testa velata.
La morte di Santa Veneranda è avvolta nel mistero.
Si dice che il suo corpo fu portato ad Ascoli Piceno e poi a Roma nel 1300.
A Grotte in provincia di Agrigento si sostiene che, pregando, si sarebbe spostata da luogo a luogo, dalla Gallia a Grotte, dove una notte sarebbe stata rapita e portata ad Acireale, dove sarebbe stata torturata e decapitata.
Ad Acireale in provincia di Catania si afferma che sarebbe nata lì e sempre lì sarebbe stata uccisa il 26 luglio 143 e sepolta dal cristiano Antimo il 14 novembre.
Nati ad Avola
Barbara Andolina (Avola, 16 ottobre 1978) è un'ex judoka italiana (vai alla biografia)
Lorenzo Artale (Avola, 23 gennaio 1931 - Roma, 29 ottobre 2002) è stato un attore e regista italiano (vai alla biografia)
Carmelo Barone (Avola, 3 aprile 1956) è un ex ciclista su strada e pistard italiano, professionista dal 1977 al 1984 (vai alla biografia)
Giuseppe Bianca (Avola, 4 febbraio 1801 - 12 novembre 1883) è stato un botanico italiano (vai alla biografia)
S.E. Corrado Bonfanti Linares (Avola, 16 ottobre 1866 - 1934) è stato un Prefetto italiano, Capo della Polizia (1921-1922) (vai alla biografia)
Sebastiano Burgaretta Aparo (Avola, 6 maggio 1933) è un politico italiano: dal 1971 al 1976 è stato Assessore ai lavori pubblici del comune di Avola, mentre dal 1976 al 1992 è stato Sindaco di Avola con la Democrazia Cristiana; deputato regionale all'ARS ininterrottamente dal 1986 al 2006, dapprima con la DC, poi con il CCD e infine con l'UDC.
Ha inoltre ricoperto la carica di Assessore Regionale agli Enti locali della Regione Siciliana (vai alla biografia)
Luigi Busà (Avola, 9 ottobre 1987) è un karateka italiano.
Campione di assoluto valore mondiale nella specialità del kumite (combattimenti) (vai alla biografia)
Antonio Cappello (Avola, 15 ottobre 1927) è un Generale della Guardia di Finanza italiano (vai alla biografia)
Giampaolo Caruso (Avola, 15 agosto 1980) è un ex ciclista su strada italiano, professionista dal 2002 al 2015 e vincitore della Milano-Torino 2014 (vai alla biografia)
Salvatore Caruso, detto Salvo (Avola, 15 dicembre 1992), è un tennista italiano (vai alla biografia)
Lino Coletta (Avola, 27 marzo 1932 - 23 luglio 2012) è stato un attore italiano